L’Ikigai, l’impulsività, il risveglio di Kudalini e il Kuntsugi.

Cari Immaginalisti,

siete alla ricerca di ciò per cui vale la pena vivere? Della vostra missione profonda? Di uno scopo che vi doni entusiasmo e gioia?

Partecipate al corso che terrò dall’1 al 6 giugno, un intensivo online dedicato all’Ikigai, una full immersion di  life coaching, psicologia del profondo, sciamanismo e meditazione.

L’8 e il 9 giugno vi aspetto tutti a Trevignano Romano per vivere insieme un’intensa esperienza con lo Shinrin Yoku! Seminario e presentazione del libro Shinrin Yoku.

Il 15 giugno faremo insieme una giornata intensiva online dedicata al Risveglio di Kundalinicioè all’attivazione di tutto il potenziale umano, di tutte le possibilità non ancora attualizzate, di tutta l’energia non ancora risvegliata.

Vi ricordo che sabato 3 giugno alle 11 presenterò Kintsugi a Rovigo nell’ambito del Festival “Rovigoracconta”.

Per voi anche il testo della diretta del 25 maggio, dedicata ai Nat e in particolare  al Nat  13, il “Fratello Minore, l’Arcano dell’Impulsività”.

SCOPRI DI PIU E ISCRIVITI

Le uova furono depositate dalla donna-serpente vicino al fiume Munlè e vennero trovate da un eremita che le portò a casa. Due ragazzi nacquero dalle due uova e vennero chiamati Shinbyú e Shin-nyó.

Gli astrologi avevano profetizzato al re Duttabaung che due uomini potenti sarebbero presto arrivati a rovesciare il suo trono. Così il re li fece cercare da un cacciatore che li catturò e li portò a corte. Il re ordinò che si combattessero fino alla morte in un incontro di pugilato. Il più giovane dei due fratelli perì nel combattimento e divenne il nat Taungmàgyí, mentre il più vecchio morì poco dopo e divenne il nat Shinbyú, il quale rappresenta la saggezza della prudenza, quella prudenza che gli ha permesso di non morire in combattimento.

I due fratelli sono raffigurati ciascuno con sei braccia, hanno l’aspetto di soldati ritti in piedi su un trono di loto con costumi di corte, le loro molteplici braccia, che impugnano armi, indicano l’origine indiana del loro culto.

Rappresentano la purezza originaria di tutte le cose che regna nello stato di natura e che viene perduta con la creazione della società civile che si fonda sulla discriminazione degli opposti. Risvegliare questi nat è un passo fondamentale verso la libertà dai condizionamenti e verso la possibilità di vivere ispirati da un senso superiore di giustizia e di compassione.

Questi due Nat ci ricordano Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone e Ismene, i figli di Edipo nella mitologia greca, a dimostrare, se avessimo dei dubbi, le fortissime connessioni tra i tra i miti indiani e quelli europei, a testimonianza della nostra origine indoeuropea.

Anche Eteocle e Polinice, i due fratelli di Antigone e Ismene, si sono uccisi tra loro; Polinice aveva combattuto contro il regno di Tebe e il re di Tebe aveva emanato l’editto secondo il quale Polinice non avrebbe dovuto essere sepolto, ma Antigone, contravvenendo la legge del re, seppellisce ugualmente il fratello e viene condannata a morte. Antigone è definita la prima anarchica della storia e per la prima volta compare la parola anarchia.

I Nat 13 e 14 sono figli di un grande anarchico, il Signore della Grande Montagna, il Nat 2.

Il Nat 13, il fratello minore è il protettore di chi è impulsivo, di chi non dà retta al calcolo mentale e si butta nelle scelte, nelle decisioni, nelle azioni.

Quando la carta esce dritta vuol dire che hai bisogno di essere un po’ più impulsivo; se ti esce rovesciata invece vuol dire che hai bisogno di riflettere un momento sui tuoi comportamenti impulsivi, che forse sono esagerati.

Facciamo subito un rituale sull’impulsività.

Invito tutti ad assumere una postura nobile dignitosa, con la colonna vertebrale eretta, possibilmente a gambe incrociate oppure nella postura del faraone, seduti sulla sedia e piedi a terra. Vi invito a chiudere gli occhi e a socchiudere leggermente le labbra, respirando attraverso la bocca il naso simultaneamente con un respiro leggermente più profondo rispetto al ritmo spontaneo.

Ora io suonerò il tamburo e vorrei che tu evocassi almeno un ricordo di un momento in cui hai agito impulsivamente. Chiediti: “Che cosa mi spinge ad essere impulsivo? Perché sono stato impulsivo?”

Cosa è successo nel bene e nel male? Magari hai fatto bene a essere impulsivo, magari invece te ne sei pentito; al di là del risultato finale cerca di sentire con il cuore, cioè cerca di sentire, di abbracciare l’emozione e chiediti: “Cosa ha prodotto questa impulsività?”

Respira e continua a osservare quei momenti di impulsività, noterai che, indipendentemente dall’esito della tua azione impulsiva, quando sei stato impulsivo eri come sotto la spinta o il raptus di qualcosa, come se qualcuno dentro di te avesse preso il comando e ti guidasse senza permetterti di riflettere.

In effetti, questo qualcuno è sempre un dio, una dea, uno spirito che ci spinge ad agire e il più delle volte è lo spirito stesso dell’evento che ha bisogno di accadere.

Gli eventi, come dico spesso, sono enti, entità, spiriti, numi, dèi e hanno necessità di accadere; gli antichi dicevano: “quod non potest non est, ciò che non è possibile non accade è ciò che deve accadere accade.

Nei momenti di impulsività, più che in qualsiasi altro momento, possiamo vedere come l’essere umano sia un mezzo, uno strumento della natura.

Come diceva Aurobindo l’uomo non è il fine, l’uomo è lo strumento della natura. La natura non ha come fine l’uomo, che è un passaggio verso qualche altra cosa: Aurobindo lo chiamava il dopo-uomo o superuomo.

Questo significa forse che non abbiamo il libero arbitrio? Abbiamo il libero arbitrio; la nostra decisione consiste nel modo in cui ci relazioniamo agli dèi, agli spiriti, agli eventi che devono accadere o non accadere attraverso di noi.

La nostra coscienza individuale non ha il potere di fare o di non fare accadere l’evento, proprio perché l’evento è uno spirito, un dio e quindi è successo nel tempo delle origini che è un eterno presente. Malgrado la nostra mente ci inganni e riferisca sempre a sé stessa tutto ciò che accade, perché mette l’io al centro del mondo, non è l’individuo che ha il potere di far accadere o non far accadere l’evento ma può decidere come relazionarsi al dio, all’evento.

Relazionarci agli eventi unicamente attraverso la mente analitica, la Ratio che analizza e giudica, ci costringe a vivere una vita molto sofferta, difficile e faticosa, mentre se possiamo relazionarci agli eventi attraverso la fede viviamo tutta un’altra vita.

Di fronte all’evento che accade dovremmo dire: “Se accade adesso io voglio esserne all’altezza!” In questo modo cambia tutto, cambia anche la natura dell’evento stesso, ce lo dice anche la fisica quantistica: l’occhio dell’osservatore cambia la natura delle cose osservate e così la nostra scelta di vivere l’evento in un modo piuttosto che in un altro cambia tutto.

L’apertura. l’inclusione e l’accoglienza sono sempre la scelta migliore, perciò alla fine l’impulsività è sempre un momento positivo; quello che poi negativizza tutto è il nostro modo di relazionarci alla nostra scelta impulsiva e all’evento giudicandolo negativamente; dobbiamo liberarci dal giudizio compiendo un ‘surrender’, una resa all’evento.

Adesso suonerò il tamburo ancora una volta e ti prego di osservare a occhi chiusi tutte le situazioni della tua vita, tutti gli eventi che costituiscono il mito che stai mettendo sulla scena della vita vivendo. Mentre suono il tamburo vorrei che tu trovassi dentro di te il coraggio e la forza di dire a tutti questi eventi: “Se tu sei con me io voglio essere alla tua altezza”. Poi ripeti il mantra uketamo, il mantra usato dai monaci shingon e dagli sciamani yamabushi del Giappone, che significa ‘ti accolgo, ti includo’.

Ora prendi un profondo respiro con la promessa a te stesso di portare avanti questa pratica finché diventerà un modo di essere automatico, come lo definiva Aurobindo.

Ripetendo il mantra uketamo ti rendi conto che gli eventi sono sempre al di là del bene e del male; non esiste qualcosa come l’evento positivo o l’evento negativo; se ci si potesse dischiudere la conoscenza del nostro karma ci renderemmo conto di questo. Rudolf Steiner diceva se potessimo pensare non solo con il cervello ma anche con i nostri arti ci si schiuderebbe la conoscenza del nostro karma e allora comprenderemmo che non esiste qualcosa come l’evento positivo o l’evento negativo, ma semplicemente che ciò che deve accadere accade e ciò che non può accadere non accade.

Oggi passate una bella giornata ripetendo il mantra uketamo e pacificando tutti gli eventi; l’accogliere l’evento col mantra uketamo.  il sentire che l’evento è necessario pacifica l’evento e ci guarisce.

Vi abbraccio forte.

GUARDA LA DIRETTA SU INSTAGRAM

SOCIAL

Vi ricordo gli appuntamenti della settimana:

Il lunedì e il martedì dalle 7 alle 8 parleremo di tanti argomenti su FacebookInstagram e YouTube

Ogni mercoledì mattina alle 7 mediteremo insieme sui temi de “LE CARTE DEL DRAGO IMMAGINALE”.

La diretta sarà trasmessa su ClubHouseFacebook e YouTube

Tutti i giovedì alle 7 farò una meditazione e un approfondimento sulle CARTE DEI NAT.

Al mio fianco, la giornalista e autrice Michaela Bellisario. La diretta sarà trasmessa su Instagram

 

Selene

Seguimi nel mio mondo social

(lettori 187 in totale)

Potrebbero interessarti anche...