Erga ed – 10 marzo h 17 – Impara il genovese con l’ENEIDE del 1895 di Nicolò Bacigalupo da “A Compagna” riscritta e ritradotta da GIORGIO ODDONE.

 ERGA EDIZIONI

Venerdì 10 marzo alle  17 a PALAZZO DUCALE di Genova,
nella Sala Borlandi – Società Ligure di Storia Patria
(da piazza De Ferrari, atrio primo loggiato, piano terra)
“A COMPAGNA” presenta il volume

L’ENEIDE

di GIORGIO ODDONE
che ha riscritto in GRAFÎA OFIÇIÂ e tradotto in italiano
l’edizione ottocentesca di Nicolò Bacigalupo

Un momento imperdibile di omaggio alla lingua genovese.
La presentazione sarà tenuta dall’Autore con la collaborazione di
Francesco Pittaluga, responsabile de “I Venerdì da Compagna”,
e di Isabella Descalzo

Impara la lingua genovese! Basta avere l’Eneide e ti diverti, perché i genovesi hanno un linguaggio colorito… Ne sono un esempio le famose “Parolle do gatto” (un long seller di Erga, riportato in parte in questo volume). Quindi, nessuna scusa! Parlerai il genovese con una spesa molto modesta (Erga ha poco dello spirito genovese quando si parla di libri da divulgare).
Un testo attuale perché prende in giro la classe dirigente Ottocentesca con inaspettati parallelismi dell’oggi.

L’Eneide di Nicolò Bacigalupo è un testo famoso fra tutti i cultori della lingua genovese, ma Giorgio Oddone ne ha compiuto un’analisi e una ricerca investigativa mai realizzate in 130 anni.
Nicolò Bacigalupo tradusse infatti l’Eneide di Virgilio in genovese, ma l’adattò in maniera tale da preferire di pubblicarla anonima per non incorrere in scandali con i suoi contemporanei, di cui raccontò fatti e misfatti, rendendoli riconoscibilissimi quando non chiamandoli addirittura per nome e cognome.
“O sciô Nicolin” era tesoriere presso il Comune di Genova – dice Franco Bampi nella sua prefazione – e ha ambientato i fatti citando colleghi e personaggi in vista nella società genovese d’allora. Oggi facciamo fatica a individuarli, ma a quei tempi dev’essere stato uno spasso leggere di questo e di quello in buon genovese per smascherarne i difetti”. Quell’Eneide era un condensato di pettegolezzi, irriverenze, battute di linguaggi coloriti che non risparmiavano nessuno. E poiché Bacigalupo era un letterato piuttosto conosciuto, preferì modificare il suo stile, infarcirlo di parolacce e volgarità, e soprattutto abbellirlo con disegni decisamente “cochon” del famosissimo Giuseppe Garuti (Modena 1868-Genova 1954) illustratore, commediografo, costumista teatrale, noto come Pipinus da Modona.

Tanto fu geloso Bacigalupo dell’anonimato col quale protesse la sua opera, suppone l’indagine di Oddone, da predisporre addirittura un lascito per mantenerlo tale per i 50 anni successivi alla sua morte (lascito che doveva essere di non poco valore dato il pregio della stampa e delle illustrazioni. E fare un librone come quello, di grande formato e di oltre 500 ottave in rima – parola di editore – aveva un bel costo!)

Giorgio Oddone, innamorato di quell’Eneide, non solo l’ha tradotta in italiano e riscritta in grafîa ofiçiâ. Non solo la ha recitata ad alta voce e ha inserito le oltre 100 ore di letture nel volume, grazie alla polisensorialità della App Vesepia che Erga edizioni propone nei suoi testi. Non solo ha incaricato l’illustratore Mauro Moretti di ridisegnare delle illustrazioni che strizzassero l’occhiolino alla procacità delle donnine/donnone degli impianti originali. Ma è riuscito a scavare investigando in un puntualissimo confronto fra tutte le varie edizioni di quest’opera curiosissima, che si delinea per il feroce j’accuse al potere dell’epoca.
Il testo – che si presta ampiamente ad un uso didattico – è corredato da tantissime note (oltre 1200) per mettere in chiaro frasi, modi di dire e personaggi. In più c’è la traduzione completa in italiano così da poter leggere in italiano quello che Bacigalupo ha scritto in genovese. Infine, per chi volesse leggere l’Eneide come l’ha scritta Bacigalupo, e vedere le immagini originali di Pipinus da Modona, basta scaricare l’App Vesepia e inquadrare con lo smartphone i VesepiaCode presenti sul libro. Il vantaggio di trovare il testo completamente riscritto in Grafia ofiçiâ permette di poter sapere come il genovese vada pronunciato.
 


INDICE DEI CONTENUTI MULTIMEDIALI
Video di Introduzione di Copertina
Il testo originale dell’Eneide di Nicolò Bacigalupo
E paròlle do gàtto inte vàrie ediçioìn
Belin e i suoi derivati
Mussa e i suoi derivati
 e i suoi derivati
I modi dire nell’Eneide
Storia delle prime 4 edizioni dell’Eneide
Le motivazioni dell’Anonimato
Genova 1848-1859
La presenza dell’italiano all’interno del genovese
La poesia di Bacigalupo per insegnare l’italiano attraverso il genovese
La lingua delle vocali
Il segreto della grafîa ofiçiâ
Prosodia: La chiave per parlar bene
Audioletture in genovese
Le illustrazioni di Mauro Moretti
Per capire di che cosa stiamo parlando, inquadra questo VesepiaCode con l’App gratuita Vesepia


Chi è l’Autore

Giorgio Franco Oddone è nato nel 1950 a Genova e qui ha sempre vissuto. Presidente e attore della Compagnia Teatrale Dialettale San Fruttuoso, è animatore di gruppi di lettura, conversazione e scrittura in lingua genovese da diversi anni. Ha ottenuto da “A Compagna” la “Menzione Giuseppe Marzari 2022 per il teatro, il canto polare, il folklore e le tradizioni in genere”. Con la Biblioteca Civica Berio produce i suoi video “Piloe de Zenéize” di contenuto culturale, storico e sociale. Organizza manifestazioni in ambito teatrale e musicale esclusivamente in lingua genovese.
Ama dire che il suo è un genovese di strada, quello del quartiere di Marassi dove è nato.


L’ENEIDE – Le prime 4 ottave 

1 Apénn-a àn vìsto Enêa tiâ sciù o mandìllo
Sciusciâse o nâzo e métis’a scracâ,
Tùtti àn çercòu dónde pösâ o bacìllo(1),
Pe sentîlo ciù còmodi a parlâ.
Quànde l’é stæto ògnùn quêto e tranquìllo
Che se poéiva sentî ‘na mósca xoâ,
Enêa, da l’èrto do seu caregón
O coménsa, co-ìn pö de comoçión:

2 Mi no fàsso pe dî, bèlla regìnn-a,
Ma se pàrlo, mi o fàsso pe vosciâ,
Quànde pénso ai mæ câxi a-a mæ rovìnn-a,
A-a mòrte da Créoza(2) e do papà,
Mi ghe confèsso che n’ò a móssa pìnn-a,
Sciâ scûze l’espresción, ma chi a ghe sta,
E invêce de contâ di aveniménti
Mi tiéiva zu di tàcchi(3) e di açidénti.

3 M’anémmo la, scibén ségge za l’ôa
D’anâse a ‘nghéugge in mæz’a doî lenseu,
Scibén che sénte o magón, serâm’a gôa
E me végne o sapìn(4) com’a-i figeu,
Se sciâ veu che ghe cónte, câa scignôa
Mi m’aréndo e faiö cómme sciâ veu,
E ghe desteghiö(5) zu tut’a mæ stöia
E l’incéndio terìbile de Tröia.

4 Sti bonægia(6) de Grêghi inveninæ
De no poéinelo métte ciù derê,
Dòppo avei caciòu vîa sàngoe e dinæ
Sénsa costrûto e métte avant’in pê,
Còmme tut’i batôxi(7) e-i mandilæ(8)
Àn mìsso màn a-i færi do mestê,
A l’ingànno, a-i manézzi, a l’inpostûa:
Àrti ch’ariêscian da quànde o móndo o dûa!

1 bacìllo = sedere (lett. fava secca)
2 Créoza = Creusa, moglie di Enea
3 tàcchi = improperi
4 fâ o sapìn = stare per piangere, fare mestolino
5 desteghiö = sgranerò
6 bonægia = furfanti
7 batôxi = monelli
8 mandilæ = tagliaborse


1 Appena han visto Enea tirar su il fazzoletto,
Soffiarsi il naso e mettersi a scatarrare,
Tutti hanno cercato dove sedersi,
Per sentirlo, più comodi, parlare.
Quando ciascuno è stato quieto e tranquillo,
Che si poteva sentire una mosca volare,
Enea, dall’alto del suo scranno,
Comincia con un po’ di commozione:

2 Io non faccio per dire, bella regina,
Ma se parlo, lo faccio per lei,
Quando penso ai miei casi e alla mia rovina,
Alla morte di Creusa e del papà,
Io le confesso, che ne ho la mussa piena,
Mi scusi l’espressione, ma qui ci sta,
E invece di raccontare degli avvenimenti,
Tirerei giù improperi e accidenti.

3 Ma andiamo dunque, sebbene sia già l’ora
D’avvolgerci in mezzo a due lenzuoli,
Sebbene che senta lo sconforto serrar la gola
E stia per piangere come i bambini,
Se vuole che le racconti, cara signora,
Mi arrendo, e farò come lei vuole,
E le sgranerò giù tutta la mia storia,
E l’incendio terribile di Troia.

4 Questi furfanti di Greci, inveleniti
Di non potercelo più mettere di dietro,
Dopo avere buttato via sangue e denari,
Senza risultati e senza fare passi avanti,
Come tutti i monelli e i tagliaborse,
Hanno messo mano ai ferri del mestiere,
All’inganno, ai rigiri, all’impostura,
Arti che riescono da quando il mondo dura.

Giorgio Oddone  L’ENEIDE
Erga edizioni, Genova – 14,90 Euro – 336 pagine – ISBN:  978-88-3298-375-3
1200 note esplicative – Oltre 100 ore di lettura del testo originale
Erga edizioni – Mura delle Chiappe 37/2 – 16136 Genova Tel. 010 8328441
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