La Valle del Sacco è un’enorme area, per lo più valutata come zona SIN
(Sito di Interesse Nazionale) che comincia a Colleferro e finisce a
Ceprano. Anni di industrializzazione selvaggia l’hanno resa una delle
zone più inquinate d’Italia. Anagni si trova proprio al centro della
valle: da anni se ne attende la caratterizzazione – ovvero
l’identificazione degli agenti presenti nel suolo e nelle acque – e la
successiva bonifica. La prima cosa da fare, improrogabilmente, è
smettere di inquinare. Ecco il punto: si continua a dare spazio a
progetti ad alto potenziale inquinante, impattanti in negativo sulla
purezza dell’aria e di conseguenza sulla qualità della nostra vita. Non
si può più cedere al dramma del ricatto occupazionale, rinunciando
obtorto collo alla tutela della salute, sia personale sia pubblica. Il
diritto alla salute è sancito dalla Costituzione (art. 32) come
fondamentale per l’individuo e per il benessere dell’intera
collettività; una società di donne e uomini malati fallisce sotto
qualsiasi punto di vista: umano, etico, economico, sociale. Si manifesta
come una collettività disorganica di soggetti fragili: salute ed
ambiente oggi sono le due leve portanti su cui bisogna incentrare
qualsiasi prospettiva politica di sviluppo. Stiamo parlando del
benessere di ogni singolo cittadino. La manifestazione di sabato scorso,
organizzata dalle associazioni operanti sul territorio è stata annullata
causa Covid, ma i temi rivendicati meritano una forte attenzione: i
manifestanti contestano l’eventuale implementazione di un impianto di
biodigestione della portata di 100000 tonnellate. Tutto ciò non fa che
aggravare il mancato rispetto del cronoprogramma previsto dall’accordo
del 2019 tra Regione Lazio e Ministero dell’Ambiente, il quale fissa
precise scadenze per i comuni – Anagni compresa – e le province
interessate, al di là di qualsiasi ritardo dovuto a problemi tecnici e
burocratici. Tutto è drammaticamente in stand-by: non è stata fornita
alcuna data per iniziare il monitoraggio delle acque e del territorio né
è stato improntato un qualsiasi straccio di piano epidemiologico. Noi
del gruppo politico cittatrepuntozero ci sentiamo in dovere di mantenere
alta l’attenzione sulla situazione della Valle del Sacco. Un impianto di
biodigestione sul territorio di Anagni di tale mastodontica capienza
significa un impianto totalmente sovrastimato: la nostra città produce
circa 2000 tonnellate annue di rifiuto organico mentre, con tale
stoccaggio, dovremmo smaltire immondizia pari a 50 volte il numero delle
persone che vive sul territorio. Immaginare il traffico giornaliero di
mezzi pesanti che portano montagne di spazzatura è impensabile. Tutto
ciò starebbe automaticamente a significare grave aumento
dell’inquinamento dell’aria, che alla fine diverrebbe irrespirabile. Se
proprio si deve costruire un impianto di biodigestione almeno che sia
rapportato al nostro fabbisogno, così da smaltire unicamente quanto
produciamo senza doverci sobbarcare dei rifiuti di altri territori. Noi
di cittatrepuntozero crediamo fermamente nella wellbeing economy,
nell’economia del benessere, poiché consideriamo il benessere delle
persone la prima e non più procrastinabile priorità. La nostra politica
e la nostra idea di città sono improntate sulla convinzione che vivere
in un ambiente sano significa vivere meglio, come singoli e come
collettività.