COINA COORDINAMENTO INFERMIERISTICO AUTONOMO. Salute, Rapporto Bes 2023 Istat: crolla la fiducia nei professionisti sanitari da parte dei cittadini. Ceccarelli (Coina): «Dati allarmanti ma anche paradossali, preoccupanti e impietosi».

Salute, Rapporto Bes 2023 Istat: crolla la fiducia nei professionisti sanitari da parte dei cittadini. Ceccarelli (Coina): «Dati allarmanti ma anche paradossali, preoccupanti e impietosi. Per la collettività i responsabili numero uno sono prima di tutto professionisti dell’area non medica». 

Non bastano i calci e i pugni quotidiani subiti. Per la collettività gli infermieri sono i nemici responsabili del caos degli ospedali. La politica intervenga restituendo alla nostra professione la dignità perduta

ROMA 24 APR 2024 – «Rappresentano l’ennesimo campanello di allarme sul deficitario stato di salute del nostro sistema sanitario: sono i dati del Rapporto Bes (Benessere Equo e Sostenibile) presentati per l’anno 2023 dall’Istat.

I contenuti dell’autorevole report raccontano apertamente dell’inesorabile sgretolarsi, giorno dopo giorno, del rapporto di fiducia che i cittadini nutrono nei confronti dei nostri professionisti sanitari. Disservizi, ritardi, qualità delle prestazioni che spesso va scemando, disorganizzazione: e se siamo arrivati al punto che una parte di italiani rinuncia volutamente alle cure (ben 4.5 milioni), vuol dire che siamo entrati in un pericoloso labirinto che rischia ora di trasformarsi in una trappola senza uscita.

Una sanità profondamente malata, che più che mai in questo momento storico fa fatica a reggersi in piedi, ma come sempre la verità sulla legittima insoddisfazione della collettività va individuata in diversi fattori.

Così Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo.

Potremmo davvero addossare tutte le responsabilità a professionisti sempre più stanchi, sempre più vessati e logorati da carenze di personale e deficit di cui sono i primi a pagare lo scotto più pesante? Potremmo davvero gettare la croce addosso a chi attende da quasi un decennio la revisione delle proprie retribuzioni e non trova altra soluzione che fuggire all’estero o addirittura dimettersi dalla sanità pubblica, pagando sulla propria pelle anche in termini fisici e psicologici (stress, sindrome di burnout, patologie cardiologiche all’ordine del giorno)?

Potremmo nel contempo biasimare quelle famiglie con all’interno disabili, malati cronici, che vedono negarsi cure domiciliari o nella migliore delle ipotesi riceverle a singhiozzo, a causa di una sanità di prossimità che fa acqua da tutte le parti?

I numeri non mentono affatto ma la politica sembra ignorarli: i professionisti sanitari perdono sempre più di appeal agli occhi dei cittadini, è evidente, e questa disparità si avverte ancora di più al Sud, dove la fiducia sta colando a picco, continua Ceccarelli.

Analizzando geograficamente i dati, si è osservato che la sfiducia è maggiore nelle regioni del Sud Italia. Le percentuali più elevate di sfiducia si sono registrate nel Mezzogiorno, con valori particolarmente bassi per il punteggio assegnato ai medici e al personale non medico.

Nonostante il calo generale della fiducia, alcune regioni come la Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno mostrato livelli di fiducia più elevati per entrambe le professioni sanitarie. Tuttavia, anche in queste regioni, sono stati registrati punteggi negativi significativi.

A pagare più di tutti, ironia della sorte, sono i professionisti dell’area non medica, i più vessati dalla crisi, coloro che attendono da anni una valorizzazione economico-contrattuale che appare lontana anni luce. Il rapporto ha evidenziato che, in generale, la sfiducia viene dichiarata maggiormente verso il personale non medico, sebbene con lievi differenze percentuali rispetto ai medici.

Paradosso dei paradossi, gli infermieri e gli altri professionisti dell’assistenza subiscono calci e pugni quasi ogni giorno e su di loro ricadono anche le colpe dei disagi», conclude Ceccarelli.

UFFICIO STAMPA COINA

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