COMUNICATO STAMPA AMSI ASSOCIAZIONE MEDICI STRANIERI IN ITALIA.

Sanità, Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili

Amsi e UMEM: la MGF è in aumento del 35% nel mondo per colpa della pandemia e della mancanza di strumenti di prevenzione, controllo e protezione delle ragazze 

Aodi: lanciamo l’Osservatorio Internazionale Anti MGF mirato per promuovere formazione, istruzione, comunicazione e protezione  delle ragazze e le donne a rischio da questa barbarie a livello internazionale

ROMA 6 FEBB 2024 – Ricorre oggi l’anniversario della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili proclamata dalle Nazioni Unite nel 2003.

Siamo di fronte ad una pratica arcaica, illogica, violenta e soprattutto illegale, che compromette fortemente la salute psichica e fisica di chi la subisce e che in alcuni casi può condurre anche alla morte di chi la subisce. 

Entro il 2030, se non si attueranno strategie di contrasto e di educazione, si prevede che saranno 68 milioni le donne e le bambine a rischio. 

Il 20 dicembre 2012 l’Assemblea generale dell’Onu ha infatti approvato la risoluzione sulla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. Queste sono vietate praticamente in tutto il mondo, Italia compresa.

L’80% delle MGF si svolge in Africa: del totale sono 44 milioni di giovani donne hanno, infatti, meno di 15 anni. Complessivamente, questa pratica viene effettuata nel 37% della popolazione femminile mondiale tra i 15 ed i 19 anni.

Non dimentichiamo che i numeri delle mutilazioni genitali femminili hanno subito e continuano a subire una pericolosa evoluzione ,per colpa della Pandemia sono aumentati del 35% nel mondo.

IN ITALIA – In Italia sono circa 85.000 le ragazze tra 0 e 20 anni provenienti da Paesi che praticano le mutilazioni e circa il 35% di loro sono fortemente a rischio.

IN EUROPA – In Europa, su una media di circa ogni 1000 giovani donne, il 35% sono a rischio.

Il picco si è registrato in particolare durante la pandemia.

Nello specifico in paesi come la Svezia un 1/3 delle famiglie proveniente dai paesi a rischio hanno subito la MGF ,e poi l’Inghilterra, su una media di ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni, quasi il 30% hanno subito mutilazioni genitali femminili. 

In Germania si stima  più di 65000 mila ragazze hanno subito la Mgf.

In Francia numerose persone denunciati e arresti. 

AMERICA – Un vero e proprio allarme si registrava negli ultimi in Colombia, dove ci sono stati in passato anche casi di decessi. Negli ultimi tempi le tribù locali hanno rivisto le loro arcaiche usanze e le mutilazioni sono calate dell’85%.

Nel totale del continente degli stati uniti  circa 550mila donne e ragazze hanno subito la mutilazione genitale. Migliaia e migliaia sono a rischio di subirne.

NEL MONDO – Nel mondo ci sono circa 33 milioni di migranti sotto i 20 anni di età, che rappresentano circa il 16% del totale della popolazione migrante: su 4 milioni di ragazze tra 0-20 anni provenienti dai paesi che praticano le mutilazioni, il 40% circa è rischio.

PASSI AVANTI – Paesi come l’Egitto, in Africa, stanno combattendo questa atroce pratica, giudicandola, oltre che violenta, priva di qualsiasi significato religioso.

Queste sono le stime dettagliate frutto delle accurate indagini dell’Amsi e Co-mai e UMEM.

“Le MGF non tendono a diminuire, in particolare nei centri rurali dove povertà, mancanza di istruzione e tradizione ben radicata tendono ad allargare il fenomeno a macchia d’olio.

Sono sempre di più i matrimoni precoci e forzati. Nelle grandi città dell’Africa tendono a diminuire le MGF di tipo III (INFIBULAZIONE) ma continuano le forme meno cruenti, ovvero le MGF di tipo I”.

Questo il report preparato per noi dal Ginecologo italo somalo, Dr. Omar Abdelcadir, membro dell’ufficio di Presidenza Amsi, che ricorda quanto vasto sia il numero delle ragazze che visitiamo, quando arrivano da noi, con terribili complicanze dovute alle violenze subite.

«Non deve fermarsi la nostra strenua battaglia contro le mutilazioni genitali femminili: siamo di fronte ad un drammatico fenomeno che, gioco forza, dall’Africa (il continente dove questa pratica è ancora tristemente radicata nella cultura delle popolazioni locali) e dall’America Latina, si è nel tempo trasferito in Italia e in Europa, nonché negli Stati Uniti, a causa dell’incessante immigrazione di giovani donne minorenni prive di qualsiasi protezione familiare, che in cerca di un futuro migliore, arrivano nei nostri Paesi, ma corrono ancora il rischio di continuare a subire questa pratica scabrosa, finendo spesso nella rete anche del mercato del sesso, della prostituzione e della pedofilia, molto spesso ad opera di propri connazionali. 

Così Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera (Amsi) e membro della Commissione Salute Globale Fnomceo e Docente a contratto all’Università di Tor Vergata che porta avanti da anni una battaglia mirata contro l’MGF, insieme al Dr.Omar Abdelcadir e a Abukar Aweis, infermiere italo-somalo del coordinamento Amsi e Umem (Unione medica euro mediterranea) in Toscana.

«Accanto all’azione mirata dei nostri Governi, continua Aodi, attraverso un piano di intervento che metta in gioco il binomio forze dell’ordine-giustizia, arrestando e condannando coloro che si rendono protagonisti di tali barbarie, occorre come sempre la solidità della comunicazione e della prevenzione, dove con convegni-report-inchieste, possiamo evitare che l’attenzione su questa piaga possa in minima parte calare.

Ovviamente, come noi di Amsi facciamo da tempo, accanto all’Umem e al Co-mai, con i nostri rappresentanti e giornalisti sparsi in 120 paesi del mondo, gioca un ruolo fondamentale l’informazione in chiave di denuncia, ma anche di costante aggiornamento sui dati del fenomeno, paese per paese, perché siamo di fronte a vere e proprie violenze fisiche su bambine-adolescenti innocenti, laddove la mutilazione ti cambia per sempre la vita, ti lascia dentro orrore e paura, ma può anche condurti, come detto, alla morte essendo una pratica vergognosa e brutale.

Noi di Amsi, Umem, Co-mai e Movimento Uniti per Unire lanciamo a livello nazionale, in tutta Italia, e a livello internazionale, l’idea di un Osservatorio Anti-Mutilazioni Genitali Femminili (GMF) per promuovere formazione, ricerca ,scambi di esperienze, istruzione, comunicazione e protezione a livello nazionale e internazionale con il supporto e la collaborazione dei nostri rappresentanti in 120 paesi che ogni giorno ci forniscono statistiche aggiornate sul triste fenomeno.

Rivolgiamo più che mai il nostro appello, in Italia, a tutti gli albi professionali, alle associazioni, alle regioni: dobbiamo essere uniti per combattere questo gravissimo fenomeno che è in crescita e per questo ribadiamo il nostro secco e determinato NO ad azioni individuali e alle speculazioni. 

Non ci servono “esperti e sapientoni” che agiscono per interesse personale, ci serve la solidità di una battaglia comune, l’impegno di tutti. 

Occorre continuare ad intensificare la rete consolidata da più di 25 anni tra le comunità straniere, ovvero Amsi insieme al Movimento internazionale Uniti per Unire e UMEM. 

Serve una politica efficace per rafforzare la lotta alla mutilazione genitale femminile, portando avanti una campagna di sensibilizzazione e di comunicazione ad hoc verso tutte le nazioni. 

Solo così riusciremo a combattere questa pratica che lede i diritti umani. Ringraziamo tutti i nostri colleghi medici impegnati in Africa e in tutti i paesi dove si applica questa vergognosa pratica e chiediamo ai governi di proteggerli e proteggere le bambine che denunciano e rifiutano questa condanna senza colpe anche in Italia e in Europa», conclude Aodi. 

UFFICIO STAMPA UNITI PER UNIRE

unitiperunire.org

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