28 Gennaio – I nipotini di Icaro: “Pionieri del volo in Liguria” di Giorgio Casanova alla “Compagna” di Palazzo Ducale a Genova.

COMUNICATO STAMPA ERGA EDIZIONI

Venerdì 28 Gennaio alle 17,00 a Palazzo Ducale
Sala Borlandi – Società Ligure di Storia Patria
(da piazza De Ferrari, atrio primo loggiato, seconda porta a sinistra piano terra)
A COMPAGNA presenta il volume di Giorgio Casanova

Pionieri del volo in Liguria (1784-1914)
Gli albori dell’aeronautica nella nostra Regione
fra mongolfiere, palloni aerostatici e primi aeroplani

La presentazione sarà tenuta dall’Autore
con la collaborazione di Francesco Pittaluga,
responsabile de “I Venerdì da Compagna“,
e di Isabella Descalzo.

L’ingresso è libero con Certificazione Verde.
Prenotazioni alla mail posta@acompagna.org
entro la mezzanotte di mercoledì 26 gennaio

Oltre cento anni di storie, pur basate su documenti d’archivio e lunghe ricerche, che hanno spesso dell’incredibile.
La fine del Settecento vide nascere in Francia, con gli esperimenti dei fratelli Montgolfier e l’invenzione dei palloni aerostatici, la passione per il volo, che in brevissimo tempo si diffuse in tutta Europa. Anche nella Repubblica di Genova furono fatti esperimenti con il lancio di piccole mongolfiere (poco più che palloncini).
L’era delle mongolfiere o palloni aerostatici durò sino alla vigilia della Prima guerra mondiale e, nel frattempo, grazie all’invenzione dei fratelli Wright, nel 1903 si aprì la straordinaria era degli aerei.
Si trattò all’inizio di macchine molto fragili, costruite con legno, tela, tenute assieme da fili di ferro, posate su ruote da bicicletta e con motori che spesso si guastavano mentre erano in volo.
Il primo volo su Genova avvenne nel 1910 ad opera di un belga. Subito dopo anche la  Liguria ebbe i suoi pionieri come Ciro Cirri, Filippo Cevasco, Ugolino Vivaldi Pasqua, Giulio Gavotti, Giuseppe Garbarino Garassini, alcuni dei quali persero la vita per seguire la loro grande passione. Altri, ufficiali di marina, furono sperimentatori e alla Spezia, volarono con i primi idrovolanti inventati e costruiti da loro.
Fu solo a causa degli eventi bellici che in Liguria nacque l’industria aeronautica, prima quella dell’Ansaldo e, successivamente, della Piaggio.

Con disegni dell’autore e foto d’epoca per un ricco e inedito apparato iconografico.


Chi è l’Autore

Giorgio Casanova è nato a Genova nel 1950, laureato in Storia Moderna si occupa da molti anni della storia del territorio ligure. Impegnato in molteplici attività culturali è membro dell’ISCUM (Istituto di Storia della Cultura Materiale) con sede a Genova nel Museo di Sant’Agostino. Ha partecipato a campagne di scavo sull’insediamento medievale di Zignago (SP), all’insediamento bizantino di Filattiera (MS) e nell’area di San Silvestro e di Santa Maria in Passione a Genova. Ha collaborato con la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova per la catalogazione degli antichi mulini e le risorse idriche della val Polcevera e della val Varenna. È membro fondatore del Centro Studi Storici del Ponente Genovese e del Centro Studi storie di ieri di Bogliasco (Ge). Ha scritto innumerevoli saggi e libri sulla geografia umana della Liguria.

Qui di seguito alcune delle preziose immagini del volume

Prologo
Può apparire noioso e scontato, tutte le volte che ci si riferisce alla nascita del volo, cominciare a raccontare di chi si travestiva da uccello per volare e si finisce poi per raccontare sempre le stesse cose. Tuttavia, un minimo di cronistoria occorre farla, per capire come si è partiti e sino a dove, oggi, si è arrivati.
Ebbene oggi l’uomo volante, sognato da tanti novelli Icaro nei secoli passati, esiste veramente: Francy Zapata ha volato senza alucce da pipistrello o da angioletto, ma con un motore a reazione in una piattaforma posta sotto i suoi piedi. Il marsigliese volante si è esibito durante la parata militare del 14 luglio 2019 a Parigi.
L’idea del volo è probabilmente nata con l’uomo e, ovviamente, anche l’idea di applicarsi delle ali simili a quelle degli uccelli per poterli imitare e progettare macchine per volare strutturalmente sempre simili ad animali alati. Non ci dobbiamo stupire di questo, ancora oggi molti robot sono realizzati con forme simili all’essere umano, anche se non ci sarebbe alcun motivo pratico per farlo.
Ma in riferimento all’argomento che più ci interessa, la storia dei pionieri del volo in Liguria, potremmo anche partire direttamente dai primi voli in aereo. La Liguria fu patria di grandi navigatori e non di sferonauti (o aeronauti).
L’ambiente fisico poco si prestava, in una regione ventosa, stretta tra i monti e il mare
, e in genere poco disponibile ad accettare rapidamente le novità (abitudine che si è protratta sino ai nostri giorni). Almeno in questo caso però, anche quando anche a Genova si venne a conoscenza dell’invenzione dei palloni aerostatici l’entusiasmo arrivò al massimo, come nel resto degli antichi stati italiani ma, dopo il facile entusiasmo, e soprattutto dopo le multe minacciate dai Serenissimi, per anni sull’aerostatica calò il silenzio.
I primi aeronauti che si cimentarono nei cieli della Liguria non furono liguri.
Andò meglio con i pionieri del volo aereo
 in cui troviamo genovesi, savonesi, loanesi, spezzini, anche se il primo aereo che volò sopra la Liguria fu pilotato da un belga.
Tuttavia, in breve tempo, questo vuoto venne colmato. Anche Genova ebbe le sue improvvisate piste per il decollo e per “l’atterramento”, come si diceva a quel tempo. Chiamarli però aeroporti sarebbe troppo, bastava avere un grande spiazzo, in genere le piazze d’armi, in cui i soldati facevano le giornaliere esercitazioni. Nei primissimi anni sorsero officine improvvisate (con risultati a volte discutibili), ma nell’arco di pochi anni anche in Liguria nacque una vera e propria industria dell’aereo.

Dobbiamo però aspettare la Grande Guerra per gli aerei realizzati dall’AnsaldoLa Piaggio, presente a Finale già dal 1906, iniziò l’attività in campo aeronautico, e nel medesimo periodo anche la Vickers-Terni, presente a La Spezia, indirizzò la sua produzione verso gli aerei. Venne mobilitato anche il cantiere navale Costaguta di Voltri (dove era stato realizzato, come vedremo, uno dei primi aerei in Italia) con la costruzione di ali e timoni e la chiavarese Campana forniva la tela speciale per i velivoli.

Sempre per mancanza di spazio, Genova ebbe un aeroporto per i voli civili solo nei primi anni ‘60, inaugurato ufficialmente dal presidente Segni, il 12 ottobre 1962 in sostituzione dell’idroscalo, posto nello specchio di mare dentro l’area portuale adiacente alla Lanterna, dal lato Sampierdarena.
Nel periodo della Grande Guerra gli aerei costruiti nello stabilimento di Borzoli (in realtà a Sestri Ponente) venivano fatti decollare nel campo di Teglia in val Polcevera. Genova ebbe un aeroporto militare (scarsamente utilizzato) nei primi anni della Seconda Guerra mondiale nella zona di Ponte Somalia; aveva una pista di 900 metri di lunghezza e 80 di larghezza nella direzione nord-sud e di 650 metri di lunghezza e 150-200 di larghezza nella direzione est-ovest.

Le vicende che portarono alla nascita e all’affermarsi dell’aviazione sono un susseguirsi di episodi, a volte tragici a volte comici compiute da uomini che affrontarono tutte le difficoltà del caso con grande spirito di sacrificio, credendo profondamente in ciò che stavano facendo.
La storia ha dato loro ragione.
(Pionieri del volo in Liguria, pag 9)

I primi esperimenti a Genova nel gennaio, febbraio e marzo 1784
A Genova le notizie sugli esperimenti aerostatici in Francia furono segnalate sugli Avvisi del 18 ottobre 1783. L’invenzione dei palloni volanti del sig. Montgolfier aveva acceso la curiosità di molti, e si diceva che se ne stesse costruendo uno di enorme grandezza ad Annonay e anche altri da persone qualificate. Era anche dilagata la moda, in Francia, per i cappelli alla Montgolfier e del pallone volante.
Il primo esperimento di aerostatica a Genova fu opera dello scolopio Francesco Maria Ageno, con la collaborazione del patrizio Anton Maria Maggioli e della consorte Antonietta. Ageno nacque nel 1733 ad Ovada, oggi in provincia di Alessandria, ma a quel tempo parte integrante della Repubblica di Genova. Vestì l’abito dei padri scolopi nell’ottobre del 1750, studiò filosofia e teologia a Savona e Genova. Nel 1760 passò a insegnare grammatica nel collegio delle Scuole Pie di Milano, filosofia e fisica a Chiavari (1762), fisica a Savona negli anni 1764-1770 e infine a Genova, ove ebbe come allievo padre Ottavio Giovan Battista Assarotti, medico e fondatore dell’Istituto per i sordomuti.
Padre Assarotti fu cultore delle scienze fisiche e dell’elettricità, ebbe fama di costruttore di parafulmini, riparò o rifece quello che esisteva alla Madonna della Guardia e fu lui a fornire la consulenza necessaria e presiedere il lancio di due palloni in pelle di battiloro alzati a Genova.

La realizzazione concreta del pallone venne affidata dall’Ageno e dal Maggioli al meccanico Francesco Caviglia. La mongolfiera era assai piccola, pesava sette once (circa 2 etti) e aveva un diametro di due palmi e mezzo genovesi (poco più di mezzo metro), la superficie era di diciannove palmi quadrati (5 metri quadrati circa), e la consistenza di otto palmi cubici (1 metro cubo).
L’involucro venne realizzato con una pellicola assai leggera e gonfiabile chiamata battiloro: si trattava, in effetti, di intestino cieco di bue o di montone. La prima prova avvenne al chiuso, nel salone di un palazzo con pochi testimoni selezionati, per essere sicuri che tutto funzionasse e per non fare brutte figure nei confronti del pubblico. La piccola mongolfiera si sollevò in aria e si fermò contro il soffitto e vi rimase sino alle due e mezza dopo mezzanotte. È da notare, – scrisse il relatore, – che il pallone nel discendere lo fece assai dolcemente, non senza risalire e discendere nuovamente più volte, cosa molto interessante perché secondo alcuni il pallone perdendo con la traspirazione il gas, avrebbe potuto tutto di un colpo precipitare. I presenti applaudirono per la riuscita dell’esperimento e padre Ageno chiese loro una testimonianza scritta di ciò che avevano visto. Gli ospiti acconsentirono alla sua richiesta.
In linea con il suo programma Maggioli passò a organizzare un’ascensione pubblica per il giorno seguente, a Carignano. L’ascensione però non ci fu a causa di un “incidente” tecnico. Si era pensato di dorare il pallone in modo che fosse ben visibile, uno dei presenti con buona volontà cercò di aiutare gli operatori ma, come si sa, le vie dell’inferno sono costellate di buone intenzioni, si mise a ungere il pallone con l’olio dorato, tanto da appesantirlo di un’oncia e mezza. A questo punto gli sperimentatori non vollero rischiare il volo temendo che così appesantito il pallone non si alzasse.
Il pallone venne svuotato dell’aria infiammabile e trovarono che l’involucro, alcuni punti, era molto sottile e in altri con dei piccoli fori, il tutto forse dovuto all’aria infiammabile sprigionatasi da materie molto caustiche e corrosive.
La seconda ascensione (la prima all’aperto) avvenuta il 14 di gennaio 1784, ebbe invece successo“Dopo aver gonfiato il pallone, all’una e quarantaquattro venne liberato davanti al palazzo del patrizio Vincenzo Spinola a Carignano; il pallone dapprima si alzò sino al colmo del tetto per salire poi oltre: soffiando il vento dalla parte di terra il pallone si è rapidamente portato verso il mare alle ore 2 e 11 minuti si è perduto affatto sebbene avesse attaccato un velo rosso di Bologna che lo rendesse al principio più visibile.
Pure si è sentito che alle due dopo mezzogiorno era stato veduto dalla collina detta di Puglia sopra d’Albaro camminare verso Greco in direzione del mare, in dirittura del campanile della chiesa chiamata volgarmente
S. Chiaretta. L’osservatore però ha calcolato a occhio all’ingrosso, essendo di più situato egli stesso in una di quelle alture”
.
(Pionieri del volo in Liguria, pag. 23)

Il Volo di Ciro Cirri e la caduta in mare del 26 dicembre
(…) Il secondo volo avvenne lunedì 26 dicembre e fu ancora meno fortunato del primo. Intanto era giunta la triste notizia che l’aviatore genovese Giulio Picollo, giunto a San Paolo del Brasile, era rimasto ucciso il 23 dicembre colpito dall’elica del suo Blériot, dopo quattro giorni dal suo arrivo in sud America.
Nel pomeriggio del 26 Cirri salì sull’aereo davanti ad una folla impaziente di 30.000 persone, l’aereo decollò a circa sessanta metri dal punto di partenza, prese quota lentamente, e sul mare non superò i cinquanta metri di altezza dalla superficie:

Si notò in questo breve percorso che l’apparecchio aveva delle violente oscillazioni e che era squassato dalle raffiche. Improvvisamente fu visto l’apparecchio voltare verso San Giuliano e poi piegare sull’ala destra e nello stesso tempo rallentare la marcia dell’elica e quindi precipitare. Fu un momento di indicibile commozione. Un urlo eruppe dal pubblico, che abbandonò il campo e scese rapidamente verso la riva del mare. I rimorchiatori frattanto si lanciano a tutto vapore verso il punto ove Ciro Cirri era precipitato: a mezzo chilometro dalla riva. Anche la torpediniera muoveva a quella volta. Attorno al veicolo naufragato accorrevano anche alcune imbarcazioni a remi. Ciro Cirri veniva tratto a bordo sano e salvo e il Blériot, lievemente danneggiato, era rimorchiato nel bacino del Lido, da dove veniva poi tratto all’asciutto mentre il pubblico improvvisava una dimostrazione di simpatia all’aviatore.

Cirri era intenzionato a compiere altri voli su Genova ma il continuo cattivo tempo lo impedì. Non tornò più a Genova, rimanendo ucciso a Voghera il 28 maggio del 1911 per la caduta dell’aereo. Alla vedova venne consegnato l’incasso della manifestazione con cui acquistò un banco da fruttivendolo in via Ravecca, a Genova, dove la coppia abitava con quattro figli.
(Pionieri del volo in Liguria, pag. 120-121)

Giorgio Casanova – PIONIERI DEL VOLO IN LIGURIA 1784-1914
Erga Edizioni, Genova –  10 Euro – 140 pagine – ISBN:  978-88-3298-210-7
Erga edizioni – Mura delle Chiappe 37/2 – 16136 Genova Tel. 010 8328441
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