Per la Meditation Family

Carissimi immaginalisti,

Domani inizia il nuovo corso dedicato alla Mindfulness e allo Yoga Integrale, che terrò online il 9, 10 e 11 gennaio, dalle 16 alle 19.

Il purna-yoga, o «Yoga integrale», offre un aiuto concreto al nostro bisogno di ritrovarci in armonia con noi stessi e attingere a quella forza che soggiace al nostro essere in tutte le circostanze della vita.
In questo webinar faremo insieme un grande viaggio interiore attraverso lo Yoga Integrale di Sri Aurobindo e Mère e la pratica della meditazione.

Risveglieremo energie psicofisiche latenti e ci ritroveremo con tanta energia e vitalità da utilizzare per il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Praticheremo la meditazione per liberarci dalle tensioni e dalle disarmonie create dal nostro «abito mentale».

La meditazione libera dalle paure, dai sensi di inadeguatezza, dai rimorsi, dai rimpianti: ci permette di vivere una vita appagante e gioiosa.

I partecipanti a questo corso riceveranno in omaggio il libro Energia e Armonia nello Yoga Integrale”, uno dei primissimi libri che ho pubblicato dopo la mia lunga formazione con il mio maestro Michael Williams, discepolo e amico diretto di Sri Aurobindo.

Seguite il link per maggiori informazioni sul corso: Energia e armonia nella Mindfulness e nello Yoga Integrale

Di seguito trovate il riassunto della diretta di lunedì 2 gennaio sul Buddhismo dal titolo “Vedi l’altro come il tuo specchio per superare tante difficoltà”.

Contiene indicazioni importanti per vivere una vita libera, all’insegna della leggerezza.

DIRETTA LUNEDÌ 2 GENNAIO 2023

COME LA VISIONE DELLO SPECCHIO TI AIUTA A RISOLVERE TANTI PROBLEMI

Oggi ho un argomento molto interessante per quanto riguarda il buddismo, come sapete il lunedì facciamo sempre la diretta su temi che riguardano il buddismo. Trattiamo il tema dello specchio perché diversi tra voi mi scrivono: ma è proprio vero che l’altro ci fa da specchio? E se l’altro è un bandito, un lestofante, un farabutto allora lo sono anch’io perché mi specchio nell’altro. Insomma molto spesso mi scrivete queste cose perché effettivamente nel Buddismo, in tutte le tradizioni buddiste dal theravada, vajrayana, buddhismo esoterico, lo shingon fino al Buddismo di Nichiren si parla dello specchio.

Addirittura, nella Prajna Paramita si dice che l’esistenza è la grande rete di Indra la rete di Indra, è una rete di perle siffatta per cui ogni perla si riflette nell’altra e quindi basta che ne conosci una e le conosci tutte.

Quindi vuol dire che questo universo è proprio fatto di specchi; non solo l’altro quello con cui sei in relazione più o meno buona è il tuo specchio ma tutto quanto è presente in questo universo fondamentalmente è il tuo specchio; e allora sorgono domande come quelle che ti ho ti ho appena detto: e se l’altro è il farabutto, il lestofante allora vuol dire che lo sono anch’io perché lui è il mio specchio.

Queste domande nascono perché lo specchio è offuscato, non è limpido e quindi si fatica a riconoscere questa grande rete di Indra, questa grande rete di perle che si riflettono tutte le une nelle altre come reale sostanza dell’esistenza. Infatti, vi leggo un breve Gosho, che dice: “quando una persona è illusa è chiamata essere comune, quando è illuminata è chiamata Buddha, è come uno specchio appannato che brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni, derivate dall’ oscurità innata, è come uno specchio appannato che però una volta lucidato sicuramente diverrà limpido e rifletterà la natura essenziale dei fenomeni, il vero aspetto della realtà che risveglia in te una profonda Fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno”.

Che bella questa visione del Gosho di lucidare lo specchio, perché se non riesci a vedere che l’altro è il tuo specchio, se fai fatica a vedere che tutta l’esistenza è un una rete di specchi, eh allora vuol dire che il tuo specchio è offuscato e vuol dire che molto probabilmente hai una vita dura. Infatti quando si riesce finalmente a lucidare il proprio specchio e a vedere, a fare esperienza direi, del fatto che tutta l’esistenza è una rete di specchi e in tutti coloro che incontriamo ci fanno da specchio, ecco che allora le cose si semplificano moltissimo, perché se c’è qualcosa che non va nella relazione con l’altro comprendiamo che è dentro di noi che dobbiamo cambiare qualcosa e ci diamo da fare nella direzione giusta per il cambiamento. Altrimenti se continuiamo a vedere l’altro come esterno a noi e non riusciamo a concepirlo come uno specchio, passiamo la vita a puntare il dito contro l’altro, a sentirci vittime degli atteggiamenti dell’altro e non riusciamo mai a risolvere il problema. Passiamo continuamente dal ruolo vittima- carnefice tutta l’esistenza perché con l’altro stabiliamo una relazione di questo tipo.

La soluzione è sempre dentro e allora è importantissimo lucidare lo specchio e riconoscere l’altro come un nostro riflesso. Ma come si fa quando l’altro è un lestofante o un farabutto? Come puoi dire è il mio riflesso? Allora bisogna Innanzitutto fare le tre operazioni fondamentali del cammino spirituale che sono la conditio sine qua non, E sono: smaterializzare, depersonalizzare e deletteralizzare la nostra esperienza. Depersonalizzare vuol dire andare al di là dell’io e del tu e vedere l’altro in termini di relazione. Al di là dell’io, del tu, del soggetto, Per esempio io sono qui adesso a Los Angeles e sto facendo il Pacifc petreat, nella nostra nuovissima sede, e oggi ho fatto una sessione di counseling con un partecipante che ci ha parlato delle sue immagini più impressionanti Per esempio il fatto che un giorno è caduto e ha picchiato la testa ed è uscito molto sangue, e poi il fatto che dei suoi antenati siano stati partigiani fucilati dai fascisti, E poi nei suoi sogni lui si vedeva in un campo di battaglia sparare con un fucile e uccidere un sacco di gente freddamente, e questo sogno gli lasciava un grandissimo senso di angoscia, insomma dalle immagini che lui raccontava c’era sangue e violenza, ora come si può dire che tutto ciò era il suo riflesso? Bisogna depersonalizzare, bisogna andare al di là del singolo individuo, bisogna guardare dietro le energie che lo muovono, e allora si vede il grande dio Ares, che è il dio della violenza e del sangue, è un archetipo. L’archetipo è la forma originaria di tutte le nostre esperienze. Come un sole pulsante l’archetipo irradia simultaneamente in tutte le direzioni dello spazio e fa sì che tutte le nostre immagini del presente, passato, futuro e oniriche abbiano una forma simile, la forma fondamentale è la medesima, questo è l’archetipo. In un tempo circolare e non lineare. Un’altra partecipante mi diceva: sai io, non ho figli, non ne voglio avere, però mi mancano, sai io avevo una nonna che è morta di parto al terzo figlio, poi mia madre ha fatto una fatica pazzesca a partorirmi e poi nei sogni, quando ero bambina, mi sentivo felice senonché a un certo punto sentivo urla di bambini che mi svegliavano angosciata, poi una volta ho fatto la regressione alle vite passate e mi sono vista morente in un letto pieno di sangue, stavo morendo di parto. Ecco un altro archetipo: Artemide, è la dea che vede partorire tra mille difficoltà lei e suo fratello Apollo e fa l’affermazione: “io non sarò mai madre”. Però dall’altra parte lei è la dea dei parti, e quindi vive il conflitto del non voglio avere figli però mi mancano. Tutte le immagini le proiettiamo qui e ora, per cui le proiettiamo a partire da un nucleo, che chiamiamo archetipo, gli antichi lo chiamavano dio, la dea, quindi fondamentalmente se non depersonalizzi l’esperienza dell’esistenza e continui a vedere nell’altro l’io e il tu è impossibile vedere l’altro come un tuo specchio, ma se tu riesci a guardare al di là dell’io, che è una maschera mentale, persona vuol dire maschera, allora vedi l’archetipo, il dio e ti rendi conto che tutto ciò che sta accadendo è un tuo riflesso, è ciò che tu sei, il mito che metti sulla scena, e solo nel momento in cui tu riconosci ciò che sta accadendo come un tuo riflesso che puoi esserne liberato, puoi trasformare tutto, gli dei devono essere riconosciuti.

Quando tu vedi nell’altro l’imperfezione, la mancanza, la rabbia…sei a contatto degli archetipi, degli dei. Riconoscere l’altro come specchio passa attraverso la capacità di depersonalizzare, l’esperienza della relazione, andare al di là dell’io e del tu e vedere la relazione, le grandi emozioni che sono manifestate nella relazione, queste emozioni, questi archetipi sono ciò che tu sei. Riconoscerli è pacificarli. Ares è sete di sangue, è la tua ombra, se la riconosci illumini l’ombra, e non ti rendi vittima, non è più ombra. Se non vuoi avere una vita dura devi riuscire a vedere l’altro come il tuo riflesso e devi pulire lo specchio, che è depersonalizzare l’esperienza della realtà. Anche i figli, tutto ciò che puoi esperire, perché l’universo è come la rete di indra. Tutti e tutto è riflesso, ma devi pulire lo specchio, depersonalizzare e vedere l’energia che lo muove, l’emozione. Se ce la fai riconosci il dio che da tremendo diventa beato. Gli dèi vanno riconosciuti diceva Platone.

Il dolore a che archetipo si riferisce? E l’amore? Sono già archetipi, dipende da come si manifestano. Ad esempio, la privazione è Penia che è madre di Eros, amore, e quando si manifesta presenta una necessità fortissima, grazie a questo penuria incontra Poro, il dio dell’ingegno, la penuria si sposa con l’ingegno, e nasce Eros. Alzate lo sguardo e vedete le cose in termini poetici, ciascuno di noi mette sulla scena un mito e si riscatta nel momento in cui vede il mito, riconosce l’archetipo.

Il furto, il ladro, che archetipo? Il grande Ermes, il dio dei sandali alati, della leggerezza che ruba la mandria a suo fratello Apollo appena nato, è un ladro gentiluomo perché dà ad Apollo la lira che lui aveva inventato. Ermes diventa il dio dei ladri e dei sandali alati.

Una malattia come si fa a vedere il mito? Anche la persona malata è un nostro specchio, dobbiamo specchiare la nostra fragilità, la malattia ci mette davanti la nostra fragilità, la nostra impermanenza, ma non esiste la persona malata, esiste la malattia, la fragilità. Non esiste la persona morente ma l’esperienza della malattia, della fragilità, questi sono gli dei. Noi siamo costantemente in relazione con il divino. Quando vedete una persona malata, chiedetevi quali emozioni, quali sentimenti si sprigionano da questa relazione, ecco quei sentimenti vi parlano degli archetipi, del mito che voi state mettendo in scena. Assumetevi l’esperienza e la riconoscetela come in voi dimorante, risolvete la sofferenza e andate verso la libertà. E’ naturale ma non è facile, perché c’è la mente. Ma è l’unica cosa che valga davvero la pena di essere fatta.

Una figlia che non riesce ad entrare nel flusso della vita, per cui tutto è difficile, che mito mette in scena? innanzitutto riconosci le immagini come in te dimoranti e poi quando le hai riassorbite le devi riconoscerle come forze straordinarie, forze ci fanno pensare a grandi miti, come Medea, Circe, queste grandi anime selvagge, potenti fanno difficoltà quando si relazionano con il mondo con la vita, tua figlia è così perché tu sei così, famigliarizza con le parti più selvagge e allora le riconoscerai in tua figlia e avrai fede in lei e la amerai. I bambini sono grandi maestri di specchi.

Vi lascio con una meditazione da fare questa settimana: pulire lo specchio. Quando vi relazionate all’altro cercate di sentire le emozioni che sono coinvolte nella relazione, cercate di non vedere l’altro come persona, ma di osservare le emozioni e non importa se non riconoscete il mito, semplicemente riconoscete le emozioni e dite che le riconoscete come in voi dimoranti, riconosci che quella sensazione che vedi nell’altro è in te , TI RICONOSCO COME IN ME DIMORANTE.

Cerca di andare al di là del bene e del male, cerca di includere, vedrete che nel momento in cui la riconoscete dentro di voi immediatamente diventa luce, la illuminate, quindi trasformate l’esperienza. Altrimenti hai sempre una vita dura.

Cerchiamo per il 2023 di affrontarlo con leggerezza. Impegnatevi a fare questo per una settimana e già instaurate un meccanismo automatico come diceva Aurobindo, perché la psiche ripete l’automatismo.

E se l’altro ti divora? Crono divorava i suoi stessi figli, è un aspetto della tua anima, del tuo femminile, della tua lunarità, guardalo, abbi il coraggio di riconoscerlo come in te dimorante e sarà luce. Le relazioni diventano una danza e la vita diventa leggera. Avete la chiave della leggerezza. Io mi impegno a stare con voi nelle dirette del lunedì, martedì, mercoledì e giovedì lo shamanic yoga leap. Nel 2023 dobbiamo fare un grande salto, siamo nel finire del kali yuga sempre di più, quindi dobbiamo impegnarci. Il caso non esiste, esiste solo l’ignoranza per cui accadono le cose, diceva la Mere.

Ancora Buon anno e lo sarà sicuramente se pratichiamo, e non c’è bisogno neanche di tempo, non è che c’è da mettersi li a gambe incrociate, tutta la vita è meditazione, utilizziamo la vita come strumento per progredire lungo il sentiero e non una vita a caso.

Vi voglio bene!

Selene

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