SANITÀ. FENASCOP: DA REGIONE LAZIO MURO DI GOMMA E PALLIATIVI COME BONUS PSICOLOGICO.
(DIRE) Roma, 11 lug. – “Da anni, le comunità psichiatriche laziali, che lavorano sul fronte della residenzialità accreditata svolgendo quotidianamente una funzione sussidiaria di servizio pubblico, lamentano una drammatica mancanza di visione e di progettualità da parte della Regione Lazio”. E’ quanto si legge in una lettera aperta a firma di Paola Marchetti, presidente di Fenascop Lazio, associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera. “Una situazione che si è ulteriormente aggravata in questi anni di pandemia senza che la parte pubblica, nonostante fiumi di belle parole e di impegni astratti, abbia mai prodotto un cambio di passo, capace di caricarsi davvero di questo peggioramento della situazione sociale. Qua e la qualche annuncio spot, qualche misura palliativa (come il bonus psicologo), ma senza intervenire davvero sui nodi di fondo che oggi fanno del disagio mentale una grande questione, sanitaria e sociale, che riguarda ampi strati di società e non soltanto una minoranza di ‘matti’- si legge ancora- Le strutture patiscono scelte politiche sbagliate e a volte incomprensibili, determinazioni tariffarie bloccate da oltre dieci anni, nonostante gli aumenti dei costi del personale, delle materie prime, dell’energia e degli effetti economici della pandemia, affrontati spesso in solitudine e senza aumenti di budget, al fine di tutelare la salute dei pazienti ad esse affidati. Salvaguardare, tutelare e rafforzare questo sistema non è una esigenza privata di pochi, dovrebbe essere un problema di tutti, che parla la lingua del benessere sociale e quello della salvaguardia di un lavoro di cura che nei nostri territori significa anche occupazione di qualità”.
Di fronte a questo scenario- prosegue la lettera- la risposta della politica e della Regione Lazio, nello specifico, è stata burocratica, distratta, sempre uguale a se stessa. Inadeguata. Il fabbisogno regionale, che regola la possibilità di allargamento dei posti nelle comunità, non copre più del 20% della domanda che arriva dai territori, in un contesto sociale sempre più fragile, dove le risposte tradizionali appaiono insufficienti e non in grado di fare da argine alle nuove forme di psicopatologia e di dipendenza. In questi anni la Fenascop Lazio si è resa sempre disponibile a partecipare ai tavoli di lavoro della Regione Lazio e a portare il proprio contributo derivante dalla concreta esperienza maturata nelle strutture comunitarie della riabilitazione psichiatrica. Ma spesso i luoghi della Regione hanno avuto le forme dei ‘muri di gomma’, delle risposte mancanti, delle promesse senza alcun seguito, delle comunicazioni disattese”.
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