UCRAINA. COLDIRETTI: GIÙ DEL 10% PREZZI GRANO, CALANO MAIS E SOIA.
Con la fine della guerra sarebbero possibili le semine primaverili in Ucraina che rischiano di essere dimezzate su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione della Russia, con carestie e speculazioni su scala mondiale. Dall’Ucraina in Italia arriva appena il 2,7% delle importazioni di grano tenero per la panificazione per un totale di 122 milioni di chili ma anche ben il 15% delle importazioni di mais destinato all’alimentazione degli animali per un totale di 785 milioni di chili, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021. La minaccia del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente e primo ministro della Russia Dmitry Medvedev di voler esportare il grano solo ai paesi amici “che non sono in Europa o in Nord America” riguarda in Italia le importazioni di circa 153 milioni di chili di grano, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta, secondo l’analisi della Coldiretti che evidenzia come la dipendenza dell’Italia risulta limitata con appena il 2,3% del totale del grano importato dall’estero, dalla Russia che è diventato il principale esportatore mondiale di grano. In questo contesto è importante il via libera dell’Unione Europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “si tratta di un quantitativo che nel medio periodo può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua”.
Agenzia DiRE www.dire.it