ANIMALI. WWF: ALMENO 160 SPECIE DICHIARATE ESTINTE NEGLI ULTIMI 10 ANNI.

(DIRE) Roma, 30 nov. – In 10 anni si sono estinte almeno 160 specie. Si tratta di un numero elevato, accertato dalla IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), ma che probabilmente rappresenta una sottostima, sia per la difficoltà di ricerca sia per la poca conoscenza riguardo alcuni gruppi tassonomici, considerati “minori”. La lista delle specie scomparse, direttamente o indirettamente, a causa dell’uomo è infatti costantemente da aggiornare. La perdita definitiva di una specie equivale a perdere un particolare e fondamentale tassello del mondo vivente, che si è evoluto e adattato in un determinato ambiente: rappresenta dunque una grave perdita per la biodiversità del pianeta. L’ultimo report pubblicato dal WWF dal titolo “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso” mostra che siamo nel pieno della sesta estinzione di massa, con un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1.000 volte superiore a quello naturale. Fra le specie estinte negli ultimi 200 anni, ce ne sono alcune sconosciute, di cui ci restano solo alcune illustrazioni, altre che abbiamo visto per poco tempo. 13 SPECIE ESTINTE NEGLI ULTIMI 200 ANNI Rinoceronte bianco settentrionale (Eratotherium simum cottoni). Questa sottospecie è stata dichiarata estinta nel 2018, quando è morto l’ultimo esemplare in vita, detenuto in cattività. In natura, la sottospecie si è estinta ben prima e la causa principale è il bracconaggio. In passato viveva in Sudan, Uganda, Repubblica Centro-africana e Repubblica democratica del Congo. Testuggine dell’Isola di Pinta (Chelonoidis abingdonii). Questa testuggine, che viveva nell’isola più settentrionale delle Galapagos, si è ufficialmente estinta nel 2012, quando morì l’ultimo individuo scoperto negli anni ’70. La specie si era specializzata, grazie al suo collo orientato verso l’alto, nel nutrirsi di foglie di piante più alte rispetto a quelle di cui si nutrono le altre tartarughe. Stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica). Dichiarato ufficialmente estinto nel 2000, lo stambecco dei Pirenei è una sottospecie che ha subito nei secoli scorsi una caccia molto dura, che lo ha portato ad un rapido declino sin da tempi storici. Oltre alla caccia e al bracconaggio, ha contribuito a portare lo stambecco all’estinzione anche la diffusione di malattie portate dal bestiame domestico. Tigre di Giava (Panthera tigris sondaica). Questa sottospecie, che viveva solo nell’isola di Giava, è stata dichiarata estinta nel 1979. La tigre di Giava, più piccola rispetto alle cugine del continente, è stata portata all’estinzione a causa della distruzione delle foreste per fare spazio a piantagioni e dal bracconaggio. Alca impenne dell’Oceano Atlantico (Pinguinus impennis). Nei secoli scorsi questa grande specie di uccello incapace di volare, diffusa nelle acque fredde del Nord Atlantico, è stata vittima di una caccia dissennata per scopi alimentari e per il suo piumaggio. Anche la richiesta di esemplari da parte dei musei naturalistici ha contribuito al suo declino. Oggi un monumento dedicato all’Alca impenne si può ammirare all’ingresso del Museo Civico di Zoologia di Roma. Orso dell’Atlante (Ursus arctos crowtheri). Questa sottospecie di orso bruno fino all’800 era presente in territori tra Tunisia, Marocco e Algeria. Viveva nei boschi di pini della catena montuosa dell’Atlante. Distruzione dell’habitat e caccia ne ridussero le popolazioni, fino a portarlo all’estinzione, con l’ultimo individuo morto nel 1867. Quagga (Equus quagga quagga). Il quagga era una sottospecie di zebra diffuso in Sudafrica fino a metà dell’800, caratterizzato dal mantello con le classiche strisce solo nella parte anteriore del corpo. Fu dichiarato estinto in natura nel 1878 a causa della caccia per la carne e le pelli,,mentre l’ultimo individuo in cattività è morto allo zoo di Amsterdam nel 1883. Rospo dorato (Incilius periglenes). Questa specie di anfibio viveva nella foresta tropicale di aree montuose del Costa Rica. Dichiarato estinto nel 2004, anche a causa della rarefazione del suo habitat umido, conseguenza del riscaldamento globale in corso. La sua distribuzione ristretta e il degrado del suo habitat hanno contribuito all’estinzione. Lipote (Lipotes vexillifer). Il Lipote era un delfino d’acqua dolce, diffuso nel Fiume Azzurro in Cina. Dichiarato estinto nel 2006. Le cause del declino e della scomparsa di questo delfino sono da un lato l’inquinamento delle acque causato dalla presenza di molte industrie chimiche e dall’altro le catture accidentali durante le attività di pesca. La bettongia del deserto (Bettongia anhydra). Questo piccolo marsupiale del genere potoro non è stato più osservato in natura dal 1933. Si crede che il declino della specie sia legato all’introduzione di specie aliene invasive in Australia, in particolare di topi e volpi. La IUCN lo ha dichiarato estinto solo nel 2016. Il pipistrello dell’isola di Natale (Pipistrellus murrayi). Viveva nell’oceano Indiano, ma è stato dichiarato estinto nel 2017. L’ultimo individuo di questa specie è stato avvistato nel 2009. La sua estinzione è stata causata da un insieme di fattori, tra cui hanno avuto un ruolo chiave l’introduzione di specie alloctone, come il serpente lupo comune (Lycodon capucinus), il gatto e il ratto, e l’utilizzo crescente di insetticidi, come il Fipronil. L’akiaola di Kauai (Akialoa stejnegeri). Un uccello delle Isole Hawaii, osservato per l’ultima volta nel 1969. L’effetto combinato di distruzione dell’habitat e introduzione di specie alloctone sono i fattori che hanno portato alla scomparsa di questa specie di Fringillide, dichiarata estinta nel 2016. Tilacino (Thylacinus cynocephalus). Il tilacino, o tigre della Tasmania, era un carnivoro marsupiale, presente in Australia, Tasmania e Nuova Guinea, il cui ultimo individuo è deceduto nello zoo di Hobart nel 1936. La specie è stata dichiarata estinta dalla IUCN nel 1982. Persecuzione umana, distruzione dell’habitat e competizione con specie introdotte dall’uomo (cane e dingo) sono le cause primarie della sua scomparsa. Spesso le specie in declino soffrono a causa di una molteplicità di fattori, per cui è difficile individuare la causa principale, ma se c’è una cosa certa è che in tutti questi fattori c’è la mano dell’uomo. Circa il 25% delle 93.579 specie elencate nella lista rossa della IUCN come vulnerabile, in pericolo o in pericolo critico, sono minacciate di estinzione globale. E noi non possiamo stare a guardare mentre perdiamo altre specie iconiche come la tigre, l’orso polare o il koala. Grazie alla Campagna “A Natale mettici il cuore” del WWF, è possibile sostenere tutti i progetti WWF a tutela della biodiversità che rischiamo di perdere per sempre, adottando o regalando l’adozione simbolica di un animale in pericolo su wwf.it/adozioninatale2021.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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