Covid, Gimbe: “I nuovi casi settimanali diminuiscono, è la prima volta da giugno”.

di Francesco Demofonti

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe segnala un aumento dei decessi, influenzato però dai ricalcoli, e un lieve incremento dei ricoveri.

ROMA – Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 1-7 settembre 2021, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (39.511 vs 45.134, pari a -12,5%), a fronte di un incremento dei decessi (417 vs 366, +13,9%, di cui 82 riferiti a periodi precedenti), influenzato tuttavia da ricalcoli. Scendono anche i casi attualmente positivi (133.787 vs 137.925, -4.138, pari a -3%) e le persone in isolamento domiciliare (128.917 vs 133.129, -4.212, pari a -3,2%), mentre si rileva un lieve aumento di ricoveri con sintomi (4.307 vs 4.252, +55, pari a +1,3%) e terapie intensive (563 vs 544, +19, pari a +3,5%).

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, dichiara che “per la prima volta da fine giugno diminuiscono i nuovi casi settimanali, sia come numeri assoluti che come media mobile dei casi giornalieri che si attesta a 5.644”. Nella settimana 1-7 settembre 2021, rispetto alla precedente, solo 3 regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi, mentre in 9 regioni crescono i casi attualmente positivi. Sono le 63 le province che presentano un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Emilia-Romagna, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria tutte le province raggiungono o superano tale soglia. In 7 province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Siracusa (231), Messina (189), Ragusa (170), Trapani (170), Catania (165), Prato (164) e Caltanissetta (159). In aumento i decessi: 417 di cui 82 relativi a periodi precedenti.

La responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe, Renata Gili, aggiunge che “sul fronte ospedaliero frena ulteriormente l’incremento dei posti letto destinati a pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente crescono solo dell’1,3% in area medica e del 3,5% in terapia intensiva”. A livello nazionale il tasso di occupazione rimane basso (7% in area medica e 6% in area critica), seppure con notevoli differenze regionali: per l’area medica si collocano sopra la soglia del 15% Sicilia (23%) e Calabria (19%); per l’area critica sopra la soglia del 10% Sicilia (13%) e Sardegna (15%). Il Direttore Operativo della Fondazione Gimbe, Marco Mosti, spiega che “sono stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva, con una media mobile a 7 giorni di 42 ingressi/die rispetto ai 43 della settimana precedente”.

Capitolo vaccini. Nell’ambito delle forniture, all’8 settembre (aggiornamento ore 6.12) risultano consegnate 89.721.203 dosi. Sul fronte delle consegne, dopo il netto cambio di passo registrato ad agosto (quasi 15 milioni di dosi nel periodo 2-29 agosto per una media settimanale di 3,75 milioni), nella settimana 30 agosto-5 settembre sono state ricevute solo 2 milioni di dosi da Pfizer. Marco Mosti sottolinea che “nonostante il calo delle forniture dell’ultima settimana, continuano ad aumentare le scorte di vaccini a mRNA, che superano ormai le 9,6 milioni di dosi”. Sul fronte delle somministrazioni, all’8 settembre (aggiornamento ore 6.12) il 73,2% della popolazione (n. 43.371.929) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+762.552 rispetto alla settimana precedente) e il 65,9% (n. 39.072.107) ha completato il ciclo vaccinale (+1.189.855). Aumenta nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 1.934.230), ma la media mobile a 7 giorni, dopo il picco di quasi 280mila dosi/die del 3 settembre, è scesa intorno a 256mila il 7 settembre.

Il presidente Cartabellotta afferma che “nonostante l’accelerazione delle forniture, da tre settimane il numero di prime dosi è di fatto stabile intorno a 720-750mila, segno della difficoltà di convincere gli indecisi”. Complessivamente 4,1 milioni di over 50 (15,2%) non hanno ancora completato il ciclo vaccinale, con rilevanti differenze regionali (dal 17,7% della Sicilia al 7,1% della Puglia); di questi, 3,16 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose. A fronte di un sostanziale appiattimento dei trend di vaccinazione in questa fascia di età, continuano a salire le curve degli under 50, nonostante una flessione di quella 40-49 anni e un iniziale rallentamento di quelle dei 20-29 e 30-39 anni.

Rimane invece costante la salita della fascia 12-19 anni, segnale incoraggiante vista l’imminente riapertura delle scuole. Se si analizzano le coperture vaccinali per fascia di età emerge che, nella fascia 12-19 anni, il 40,1% ha completato il ciclo, al 23,1% è stata somministrata la prima dose e il 36,8% non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali.

L’efficacia del vaccino da aprile ad oggi rimane stabile e molto elevata nel ridurre decessi (96,6%) e forme severe di malattia che richiedono ospedalizzazione (93,9%) e ricovero in terapia intensiva (96%). Relativamente alle diagnosi di SARS-CoV-2, invece, l’efficacia si riduce dall’88,5% (periodo 4 aprile-11 luglio) al 78,1% (periodo 4 aprile-29 agosto), in particolar modo nelle fasce più giovani della popolazione, seppure con una stabilizzazione nelle ultime settimane: si rileva, dunque, una progressiva riduzione dell’efficacia della copertura vaccinale nei confronti di infezioni asintomatiche e forme lievi di malattia che non necessitano di ricovero.

“Visto che la riduzione dell’efficacia risulta più evidente negli under 50 – spiega Cartabellotta – è verosimile che, durante l’estate, tra i più giovani abbiano influito l’incremento dei contatti sociali e la minore attenzione ai comportamenti individuali, fondamentali per prevenire il contagio anche nelle persone vaccinate”. Nei soggetti vaccinati con ciclo completo, rispetto ai non vaccinati, si registra un netto calo dell’incidenza di diagnosi e soprattutto di malattia severa che richiede ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o che porta al decesso. Infatti, nelle varie fasce di età, le diagnosi di SARS-CoV-2 si riducono del 76,6-79,9%, le ospedalizzazioni dell’88,8-95,6%, i ricoveri in terapia intensiva del 93,4-96,5% e i decessi del 93,4-100%.

Sul fronte della terza dose, l’European Medicines Agency (Ema) in accordo con il report dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), ha puntualizzato che, vista l’elevata (e prolungata) efficacia dei vaccini verso forme severe di malattia e decessi da Covid-19, al momento non c’è urgenza di somministrare una dose di richiamo nella popolazione generale vaccinata con ciclo completo, neppure per le categorie professionali più a rischio (es. operatori sanitari). Al tempo stesso l’Ema ha avviato la valutazione dei dati sull’efficacia della terza dose da somministrare dopo 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale al fine di potenziare la risposta immunitaria.

“Diverso l’approccio per soggetti immunodepressi e anziani fragili, in particolare ospiti di Rsa – informa Gili – che potrebbero non aver raggiunto un adeguato livello di protezione con il primo ciclo completo”. In questo caso, la terza dose non si configurerebbe come un richiamo, bensì come parte integrante di un ciclo vaccinale di tre dosi: per questo sia l’Ema che l’Ecdc suggeriscono per questi soggetti la somministrazione di una dose aggiuntiva di vaccino a Rorna.

Agenzia DiRE  www.dire.it

 

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