Il Comitato tecnico scientifico non conosce i numeri sui contagi di coronavirus nelle scuole.

di Antonella Necci

Tuttavia il coordinatore Agostino Miozzo ha chiesto che gli studenti tornino in classe il prima possibile. Ma sulla base di quali dati, allora, si spinge per una riapertura in sicurezza? Lo ha chiesto il deputato del Pd Matteo Orfini, definendo “sconcertante” il fatto che gli esperti che accompagnano il governo nella gestione dell’emergenza non siano a conoscenza dei dati sulla diffusione dell’infezione nelle scuole.

Le scuole riapriranno il 7 gennaio. Ma non ci sono i dati in grado di confermare che una riapertura sia sicura. In pratica, gli esperti del Comitato tecnico scientifico, che affiancano il governo nella gestione dell’epidemia di coronavirus, spingono per un ritorno in classe senza avere i dati dei contagi nelle scuole.

Ma andiamo con ordine: ieri, nella conferenza stampa in cui ha presentato il nuovo Dpcm di dicembre, Giuseppe Conte ha spiegato che dal 7 gennaio ripartirà la didattica in presenza nelle scuole superiori e che, in una prima fase, per ogni istituto rientrerà almeno il 75% degli studenti. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, aveva in realtà chiesto che gli studenti rientrassero in classe già dopo il ponte dell’Immacolata. Una linea sostenuta anche dal coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, che nei giorni scorsi aveva sottolineato che bisognasse riaprire le scuole, aggiungendo che il Comitato “non ha mai sostenuto la necessità di chiuderle”.

Ma senza conoscere i dati sui contagi nelle scuole, come possiamo riaprirle dicendo alle famiglie che sono un luogo sicuro? È il deputato del Partito democratico Matteo Orfini a porre la questione direttamente al professor Miozzo. Lo fa citando i dati trasmessi dal ministero alla rivista Wired, che aveva presentato una richiesta Foia, cioè l’istanza di accesso generalizzato. Secondo i numeri pubblicati, al 31 ottobre tra studenti, insegnanti e lavoratori della scuola, hanno contratto il coronavirus 64.980 persone. Rivolgendosi a Miozzo, Orfini ha sottolineato: “Lei ha detto che bisognerebbe però capire dove sia avvenuto quel contagio, se effettivamente a scuola o meno. Trovo sconcertante che CTS e ministero dell’Istruzione non si diano i dati”.

Il Cts vuole riaprire le scuole e dice che sono un luogo sicuro. Ma non ha mai visto i dati sui contagi in classe.

E ancora, sempre parlando con il coordinatore del Cts: “Quelli sono i dati a vostra disposizione, sono dati del ministero. Se sulla base di quei dati bisognerebbe sapere qualcos’altro per valutare l’effetto del contagio dentro la scuola, mi chiedo se quei dati siano sufficienti a una valutazione. Perché se sono sufficienti ok, ma allora non bisognerebbe interrogarsi su altro per dare una valutazione o meno sull’opportunità o meno di tenere le scuole aperte. Se però non lo sono, mi chiedo su che base si fa la valutazione sulla necessità di riaprirle, di fronte a dati che non dicono tutto quello che noi dovremmo sapere”.

In altre parole, il Cts ha ammesso di non aver i dati sul contagio. Sulla base di cosa sono state fatte le valutazioni che porteranno ora alla riapertura delle scuole? “Il dottor Miozzo ci ha detto di aver appreso da Wired dell’esistenza di quei dati e quindi di non essere in grado di valutarli”, ha aggiunto Orfini rimarcando come senza una valutazione tecnica sui dati dei contagi nella scuola da parte del Cts, tutta la discussione sulla riapertura della scuole, in cui dovrebbero essere soppesati i rischi, diventi assolutamente surreale.

Orfini: “Il Cts non conosce i numeri del ministero: è sconcertante”

Orfini, condividendo il video del botta e risposta con il professor Miozzo, ha poi aggiunto: “Le scuole vanno riaperte il prima possibile, e in sicurezza. È ovviamente la speranza di tutti, perché i danni che la chiusura sta provocando sono e saranno pesantissimi per gli studenti, per le famiglie, per il paese tutto. Qualcuno dice che è stato un errore chiuderle, ad esempio il coordinatore del Cts Miozzo. Io credo che le famiglie, i ragazzi e le ragazze italiane abbiano il diritto di capire la ratio delle scelte che si fanno. Perché si chiude, e anche perché si riapre. Per provare a fare chiarezza abbiamo audito Miozzo in commissione, per chiedere su che basi e soprattutto su quali dati sostenesse che il governo avesse sbagliato a chiudere. La risposta è stata abbastanza sconcertante. Il Cts non ha mai visionato i dati sui contagi nelle scuole raccolti dal ministero”.

E ancora: “Se oggi li conosciamo, e li conoscono anche loro è grazie ad un accesso agli atti fatto dalla rivista Wired. Viene da chiedersi allora: su che basi il Cts ha chiesto la riapertura immediata? E davvero una cosa così seria come la scuola può essere gestita in questo modo? Per aprire le scuole si deve fare di tutto. Aprirle tutte e il prima possibile, già dopo Natale. Ma facendolo in sicurezza, e quindi affrontando i problemi: reclutamento, tracciamento, medicina scolastica, trasporti”.

È chiedere troppo?

Inoltre la goccia che fa traboccare il vaso che contiene tutta questa storia surreale è la scelta di affidare la gestione della riapertura ai Prefetti.

Non è il Ministero dell’interno il preposto alla gestione della scuola. Possibile che nessuno lo sappia?

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