SALUTE. LEMBO (DS PINI-CTO MILANO): C’È COVID, PRIORITÀ URGENZE TRAUMATOLOGICHE.

OSPEDALE RIFERIMENTO A MILANO E’ HUB REGIONALE RETE ORTOPEDICA

Roma – Durante la pandemia molti interventi chirurgici ortopedici non urgenti sono stati rinviati per fronteggiare l’emergenza. La scelta fara’ crescere le liste di attesa? E coloro che devono eseguire sessioni di riabilitazione come possono fare se e’ precluso o sconsigliato in questo momento l’accesso all’ospedale? L’agenzia di stampa Dire ne ha parlato con il dottor Valentino Lembo, Direttore sanitario dell’ASST Pini-Cto di Milano, la citta’ d’Italia in questo momento piu’ colpita dal virus.
Dr. Valentino Lembo

– Il Covid torna a circolare prepotentemente nel nostro Paese, tanto che qualche giorno fa sono state varate le nuove misure contenute nell’ultimo Dpcm. Le citta’ metropolitane, soprattutto Milano, sono diventate osservate speciali anche perche’ e’ saltata ogni forma di tracciamento. Il vostro ospedale, riconosciuto come Hub dalla Regione, come si e’ dovuto riorganizzare?

“Abbiamo dovuto rivedere il nostro assetto organizzativo inevitabilmente abbiamo avuto una contrazione delle attivita’ di elezione pura e abbiamo dato priorita’ a quelle attivita’ traumatologiche in urgenza anche di casi di pazienti che possono provenire anche da altri ospedali del territorio. Questo perche’ molti nosocomi, per motivi di urgenza dettati dalla pandemia, hanno dovuto chiudere dei reparti di ortopedia ed inoltre diamo priorita’ ad attivita’ non procrastinabili che potrebbero essere invalidanti per il paziente. Abbiamo messo appunto dei protocolli con le Asst che hanno richiesto la nostra collaborazione e ora partiremo con questa nuova organizzazione. Nella nostra struttura abbiamo inoltre dovuto accorpare delle unita’ in un unico blocco definito A per prevederne un secondo, il B dove poter trattare i pazienti Covid positivi con percorsi completamente separati”.

 Questa emergenza ha portato alla creazione di liste d’attesa?
“Qualche ritardo si potrebbe anche creare ma cerchiamo di discernere quelle che sono le patologie che potrebbero avere una evoluzione invalidante da quei casi che ancora possono aspettare per un po’ di tempo. Qualora alcuni casi non considerati urgenti dovessero nel tempo aggravarsi siamo pronti subito ad arruolare questi pazienti cercando di dare priorita’ all’urgenza in base anche alla classificazione delle patologie siamo sicuri di poter preservare la salute delle persone piu’ a rischio in questo momento”.

 Avete attivato qualche servizio di teleriabilitazione che i pazienti possono seguire a casa?
“Stiamo perfezionando proprio in questi giorni un servizio di teleriabilizione grazie ad una piattaforma messa a disposizione dalla Regione. Sempre per quanto riguarda la riabilitazione stiamo per partire anche con un progetto di ricerca clinica che evidenziando la capacita’ resiliente dei pazienti controllati in remoto vogliamo contenere il disagio emotivo legato alla pandemia. Stiamo lavorando a mettere in campo dei filmati dedicati in particolar modo alla cervicalgia posturale legata al telelavoro e lombalgie croniche, tendinopatie della cuffia dei rotatori insomma una serie di attivita’ che i pazienti possono eseguire a casa monitorati dagli esperti tramite il teleconsulto. Per la reumatologia abbiamo in attivo un servizio di consulenza a distanza che gia’ nella prima fase della pandemia ha funzionato bene ed ora lo stiamo implementando”.

– Se ne avesse il potere qual e’ il primo intervento che farebbe sulla sanita’ pubblica e perche’? Insomma qual e’ la lezione da imparare da questa pandemia globale?
“In questo momento non so se esiste una ricetta giusta ed unica per affrontare questo problema. Dobbiamo agire secondo i mezzi che abbiamo in questo momento e quindi dobbiamo lavorare molto sulla prevenzione e ricordare tutte le norme che ormai sono note e cioe’: l’uso corretto della mascherina, il lavaggio delle mani e il distanziamento. E trasmettere poi ai cittadini un senso di responsabilita’ perche’ tutti siamo consapevoli della pericolosita’ del virus ma sembra che il problema sia di qualcun altro e che non possa toccarci. La gente questa estate si e’ mossa di piu’ e questo ha portato inevitabilmente maggiore diffusione del virus e contagio tra le persone che sono rimaste asintomatiche. Adesso grazie al numero elevato di tamponi su tutta la popolazione si riesce ad intercettare di piu’ i positivi. Credo pero’ che dobbiamo essere fiduciosi e aspettare che arrivino altre armi a nostra disposizione a partire dal vaccino“.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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