LA REGIONE LAZIO E SOLDI BUTTATI ALLA FINESTRA.

Percorrendo in macchina la vecchia antica Via Sferracavalli che unisce Cassino a Sora, ad un certo punto in territorio di Atina, quasi al confine con Alvito, sulla propria destra, si scorge isolata e ben visibile, una struttura ad un piano, eretta da pochi anni come lo stato di fatto lascia dedurre, con una bella targa in marmo dove si legge: Regione Lazio-Comune di Atina-Associazione ‘Ciociaria’-Gruppo folk ‘Valle di Comino’-Centro Regionale di arti e tradizioni popolari Atina. In un angolo del giardino perfino una palina con targa che indica la fermata di qualche bus pubblico! Un bell’edificio, ben costruito e rifinito, certamente idoneo ad una struttura a godimento e acculturamento della collettività, quale quella prevista sulla targa: ma si guardi attorno: un disastro, un obbrobrio: erbacce, sporcizia, abbandono totale, disfacimento: tutto chiuso e sprangato, da anni: soldi pubblici dei cittadini, di quelli che pagano le tasse, letteralmente buttati e bruciati! Senza scrupoli, senza decoro, senza rispetto. Dall’inizio! Chi ha autorizzato la costruzione? Con quale criterio e finalità? Chi ha firmato? Chi la mantiene in queste condizioni di deperimento e di degrado e di rovina a dileggio imperdonabile della comunità? Ecco un altro compito per i giudici, già oberati di tali misfatti. E i cittadini dove sono? Non vedono? E la Regione Lazio distribuisce e continua a distribuire soldi pubblici in questo modo, a pioggia? Possibile che non esiste un colpevole da additare? Sempre e solo a danno della comunità?

Ma per fortuna del viaggiatore, se si percorrono un paio di chilometri ma a ritroso, direzione Atina, ad un certo punto sulla sinistra la malinconia causata dalla turlupinatura regionale si trasforma in estasi e godimento: infatti ci si imbatte, albergata in un vecchio modesto casale campagnolo, addirittura in una casa museo’ affianco ad una rivendita di macchine usate: una casa museo in questo posto? Una ‘casa museo’? Il pensiero va subito al Poldi Pezzoli, alla Casa Museo Praz, a quella di Alberto Moravia, ecc. quindi ci si prepara con l’anima al godimento e alla contemplazione, a dispetto dello scadimento del contesto e del luogo. E in tre stanzette a piano terra della casa colonica, un raffinato e colto esteta del luogo che conosce come vanno e funzionano le vie dell’italico mondo, dopo aver provveduto con l’intervento di un valente architetto del luogo ad una sistemazione di alta qualità degli ambienti, ha appeso, appiccicati l’uno all’altro, una ventina-trentina di grandi disegni a carboncino cosiddetti accademici, cioè nudi di donne e di uomini che gli studenti in ogni accademia e istituto d’arte realizzano davanti ad una scultura o un modello vivente, disegni che normalmente si trovano in quantità in ogni mercatino. Assieme ai disegni, sono esposte alcune foto d’epoca, qualcuna perfino ingrandita a guisa di quadro, che ritraggono una vecchia aula dove si vedono apprendisti artisti che disegnano; inoltre esposto alla ammirazione del visitatore anche un consunto insignificante abito femminile, alcuni marginali e in verità irrilevanti oggetti di nessun pregio che si vendono normalmente sulle bancarelle e poi la sola cosa degna, un quadruccio con una bella donnina nuda seduta su una dantesca, di buona anzi valente mano di artista: ecco sostanzialmente la “casa museo”, stile… provincia di Frosinone! E’ la medesima situazione che si ripete sistematicamente in certi contesti sociali: il guidatore del monopattino che crede e, peggio, fa credere, di guidare la Rolls Royce o la Ferrari! E la gente?

Alla fine il conto per tutte le spese fatte per la creazione di questa ‘ casa museo’ chi lo paga? In verità l’esteta mecenate, divenuto anche ‘direttore del museo’, ha tutto ben preparato e organizzato per cui, grazie alla Regione Lazio, il conto lo pagano… i cittadini italiani! E così anche tutto quello che viene ed è venuto dopo! Infatti un qualche maturo e saggio funzionario della Amministrazione Provinciale che sicuramente non ha mai messo piede in un museo, figuriamoci in una ‘casa museo’ in tutta la sua vita, ha riconosciuto per valida la novella istituzione escogitata in quel luogo dall’esteta brillante di cui sopra e perciò ha imbonito la Regione a pagare e a sostenere! E il triciclo diviene una Bentley! Questo è ancora il livello.

Michele Santulli

 

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