IL COSTUME CIOCIARO UNA PINACOTECA A CASSINO.

Nell’ambito dell’arte europea dalla metà del 1700 fino alle prime decadi del 1900 il soggetto più amato e illustrato dagli artisti è stato il personaggio in costume tradizionale della zona: è arduo entrare in un museo del pianeta e non vedervi appeso uno di questi quadri; la maggior parte degli artisti europei ha illustrato il personaggio in costume ciociaro tra i quali, per restare solo nella crema, Hubert Robert, Manet, Degas, Corot, J.S.Sargent, Leighton, Cézanne, Van Gogh, Picasso, i Futuristi… Soggetti non solo della pittura e scultura ma della letteratura e della musica, infinitamente più di tutti gli altri costumi europei. Con riferimento a Cassino in special modo, nel dipartimento stampe e fotografie sia del Museo del Louvre e sia del Museo d’Orsay di Parigi sono conservate, senza citare i disegni e gli acquerelli, centinaia di antiche fotografie scattate sui luoghi verso il 1870-90 da artisti noti dell’epoca quali, per esempio, Edmond Lebel e Ernest Hébert e la moglie Gabrielle che ritraggono scene di mercato o di vita con contadine e contadini nelle loro vestiture tradizionali ben note.

Il costume ciociaro è nato in Valcomino, un angolo impervio e appartato di Alta Terra di Lavoro e a seguito della emigrazione già alla fine del 1700, si diffuse in tutto il territorio dello Stato della Chiesa che offriva, all’epoca, condizioni più invitanti per la umanità affamata e derelitta. E tutto il territorio da Velletri e dai Castelli Romani fino al Garigliano all’incirca, si cominciò successivamente ad individuarlo col neologismo di Ciociaria, concetto dunque folklorico e non amministrativo o politico o altro, a significare che la regione ad un certo punto iniziò a distinguersi ed essere connotata con tale termine distintivo sia dagli artisti pittori e scrittori europei e sia anche, dopo il 1870, dalle nuove istituzioni proprio a seguito della presenza delle medesime vestiture e, quando non scalzi, calzature. Tutto dunque è nato in quella provincia napoletana di Terra di Lavoro: la emigrazione, il costume ciociaro, i modelli di artista ed altro ancora. E i braccianti e giornalieri delle campagne di Cassino, di Cervaro, di S.Elia e del Fondano e del Sorano, gli ultimi della società, dove più dove meno vestivano al medesimo modo perché la miseria era anche essa identica al medesimo modo, come documentano ed illustrano anche le fotografie di cui sopra! E quindi Cassino si può considerare, a ragione, se non la porta alla Terra di Lavoro, sicuramente e a miglior titolo, la porta del Sud della Ciociaria.

Montecassino è pur sempre ancora meta di turismo religioso e di turismo culturale: pur se evidenti momenti di stasi, centinaia di migliaia sono comunque i visitatori che salgono la sua montagna ogni anno. L’obiettivo mai celato della città di Cassino è stato per anni quello di ottenere che una parte almeno di tale flusso enorme di visitatori si fermasse in città, vi trovasse cioè un valido motivo di richiamo e di sosta. Ma gli amministratori, stando ai fatti, si sono sistematicamente preoccupati e interessati alla cementificazione della città e non, in pari tempo, anche alla realizzazione e incentivazione, tra l’altro, delle componenti culturali e artistiche, le sole che da sempre, oggi più che mai, sono sensibili motivi di richiamo e di attrazione. Ed è stata lacuna oltremodo grave, oggi ancora più che mai, che nella città non sia reperibile non dico una pur modesta e degna sala di esposizione, quanto meno un piccolo museo, almeno quello che raccolga e conservi il poco che è rimasto delle memorie della città, come in ogni comunità progredita. L’arte nelle sue varie forme ed epoche, da secoli in tutto il mondo civile, è permanente consolidato motivo di richiamo e di attrazione, nonché di decoro e di civiltà. E eccoci perciò alla ipotesi affascinante per Cassino, la istituzione della pinacoteca del costume ciociaro, potrebbe rappresentare anche la risposta ottimale alla domanda da sempre posta dalla città: come attrarre il visitatore, quello di Montecassino? E un altro risvolto ancora più inimmaginabile e certo è che anche il turista straniero in giro per l’Italia, saputo della presenza della pinacoteca del costume ciociaro, non mancherebbe di venire a Cassino, sicuro di trovarvi sotto gli occhi non uno ma decine di opere ottocentesche che illustrano quel personaggio che lui ha avuto occasione di vedere appeso nel museo della sua città tante volte e che tanto bene conosce: in effetti un reale patrimonio amato e consolidato dell’uomo di cultura occidentale! Quindi la città di Cassino, ancora oggi debitrice verso i suoi figli e verso i visitatori del cibo dell’arte e della cultura, oltre finalmente ad affrancarsi da una macchia imperdonabile di civile arretratezza, grazie alla istituzione della pinacoteca, costituirebbe perfino un punto di riferimento internazionale del costume ciociaro! Con quello che ciò può comportare!

Michele Santulli

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