Il Bonus psicologico inserito nel decreto Milleproroghe, Cnop: “Apertura al dialogo della politica”.

di Arianna Cioffi.

ROMA – “L’importanza dell’inserimento del Bonus psicologico nel decreto Milleproroghe non è tanto per la quantità delle somme stanziate, quanto per il segnale che si dà ai cittadini, un segnale di avvicinamento da parte delle istituzioni a un sentimento diffuso da parte della popolazione. È una conquista della popolazione che lo ha chiesto a gran voce e, al contempo, un modo della politica di rispondere a queste sollecitazioni, un’apertura di dialogo con i cittadini molto importante”. David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, in un’intervista alla Dire, così commenta accogliendo con favore la notizia dell’inserimento del Bonus psicologico, precedentemente bocciato in legge di Bilancio, nel decreto Milleproroghe annunciata dal ministro della Salute, Roberto Speranza.

COME OTTENERE IL BONUS PSICOLOGICO

Secondo le notizie che circolano, per il Bonus dovrebbero essere stanziati 20 milioni di euro che in parte andranno per il potenziamento dei servizi pubblici e in parte saranno assegnati direttamente ai cittadini, attraverso dei voucher da 500 euro, in base alla certificazione Isee.

“L’assegnazione dei voucher tramite l’Isee è sacrosanta- constata Lazzari- perché è giusto aiutare prima di tutto le persone economicamente più fragili che non hanno possibilità di accedere ad aiuti privati. Poi vedremo come sarà scritta la norma. Al momento- aggiunge- sono stati presentati più emendamenti da parte di diverse parti politiche rispetto ai quali sarà necessario fare una sintesi. Spero che questi 20 milioni possano aumentare, ma anche fossero davvero 20 è un segnale positivo che va nella giusta direzione”.

“Soprattutto con la pandemia- prosegue il presidente del Cnop- si è diffusa una condizione, che io chiamo fatica psicologica e in altri casi malessere psicologico, associata a situazioni di stress, che impatta sulla qualità della vita in generale, sulle relazioni, sul lavoro, sulla salute. Nella letteratura scientifica, questa condizione è stata classificata come ‘sindrome da disadattamento’, quando cioè si verificano fatti che rompono gli equilibri adattivi che le persone si creano. Per poter comprendere e affrontare questa condizione nuova, occorre anche un nuovo approccio, perché se noi usiamo la logica binaria che contrappone salute e malattia, ci troviamo in difficoltà. Questa condizione, infatti, non può essere considerata malattia, ma d’altro canto le persone non stanno bene, non hanno una buona condizione di salute”.

La richiesta di un bonus psicologico significa proprio questo, chiarisce lo psicologo: “I cittadini che vivono questo malessere sulla propria pelle non vogliono essere etichettati come malati però, al contempo, sanno di non stare bene e chiedono che questo malessere venga riconosciuto e riceva un aiuto”.

Lazzari tiene poi a ricordare che “nel nostro Paese innovare è molto difficile. Il nostro Sistema sanitario è tarato sulla legge 833 del 1978, che per l’epoca era molto moderna, ma oggi va attualizzata nei principi. I bisogni sociali e di salute sono cambiati e le istituzioni devono adeguarsi a questi cambiamenti e alle nuove richieste dei cittadini. L’Italia ha un utilizzo degli strumenti psicologici fermo a 50 anni fa e invece- osserva Lazzari- bisognerebbe pensarli per fornire alle persone empowerment, risorse e competenze di vita. Questo- conclude- è un modo moderno di utilizzare la psicologia e rispondere a un bisogno reale e diffuso”.

Agenzia DiRE   www.dire.it

 

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