Somalia, dalle borse di studio all’italiano: accordo con Med-or.

Il ministro degli Esteri Muse alla Dire: “Ci servono corsi avanzati”

“Formazione scientifica di alto livello e nuove tecnologie, applicate all’agricoltura e ai settori produttivi: le nostre necessità sono queste”. Abdisaid Muse Ali, il ministro degli Esteri della Somalia, parla con l’agenzia Dire a margine della firma di un accordo con la fondazione Med-Or. L’intesa, sottoscritta a Roma, ha più aspetti: si va dalla promozione dell’insegnamento della lingua italiana al sostegno dell’”alta formazione”, con borse di studio e corsi di formazione professionale.

Nell’intervista, Muse Ali sottolinea l’importanza dell’accordo, firmato nella sede di Med-Or anche alla presenza dell’omologo italiano Luigi Di Maio: “Servono corsi avanzati per i neolaureati della Somalia affinché possano condurre studi ulteriori qui in Italia e poi rientrare in patria, contribuendo alla ricostruzione e allo sviluppo produttivo del loro Paese”.
Secondo Marco Minniti, presidente di Med-Or, l’accordo è il primo sottoscritto dalla fondazione con uno Stato dopo iniziative che hanno già riguardato Marocco e Niger. Nel suo intervento c’è però soprattutto la sostanza dell’intesa: “L’Italia ha un rapporto storico con la Somalia, fatto di luci e ombre ma straordinariamente forte, come conferma il fatto che una parte significativa della popolazione di questo Paese parla la nostra lingua”. Accanto alle borse di studio, c’è allora il progetto di insegnamento. “Il ministro dell’Istruzione Abdullahi Abukar Haji mi ha parlato in italiano, con uno straordinario gesto di amicizia” continua Minniti. Convinto che il “legame anche affettivo” e comunque la “relazione speciale” con la Somalia vadano collocati in un orizzonte geopolitico più ampio. “È un Paese strategico nei complessi equilibri dell’Africa orientale” sottolinea il presidente di Med-Or, menzionando esigenze di controllo dei flussi migratori, di contrasto al terrorismo e di garanzie di sicurezza.

Con la Dire, Muse Ali parla anche del conflitto armato in corso nella vicina Etiopia, con oltre cento milioni di abitanti il Paese più popoloso dell’area. “Vogliamo che tutta la regione si impegni nel sostenere gli Stati in difficoltà” dice il ministro, sottolineando più volte “il rispetto per l’integrità territoriale e la sovranità del nostro grande vicino”. Più che sul conflitto, che da oltre un anno contrappone il governo federale di Addis Abeba alle forze del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf), Muse Ali si sofferma sui giovani e la loro voglia di futuro. “In Etiopia”, calcola, “circa il 70 per cento della popolazione ha meno di 20 anni”.

Il dato è comune ad altri Paesi dell’Africa e nella sede di Med-Or è menzionato anche da Di Maio. Secondo il ministro, “l’Italia attribuisce un valore fondamentale alla cooperazione in ambito educativo e culturale, soprattutto con l’Africa, un continente che ha un grande capitale di giovani generazioni“. Riprende Minniti: “Ci impegneremo per promuovere sia l’insegnamento e la conoscenza della lingua italiana sia percorsi di alta formazione insieme alle istituzioni somale, anche al fine di consolidare le relazioni comuni e la cooperazione in numerosi campi”.

MINNITI (MED-OR): “ELEZIONI CRUCIALI MA SCELTA È NAZIONALE”

È “cruciale” che le elezioni presidenziali si tengano e sarebbe “molto importante” che si svolgessero venerdì prossimo, ma “la scelta è nelle mani dei libici e come tale deve essere rispettata“: lo ha detto oggi Marco Minniti, presidente di Med-Or, parlando con i giornalisti nella sede della fondazione. “Le elezioni sono fortemente sostenute dalla comunità internazionale” la premessa dell’ex ministro dell’Interno. “Penso siano cruciali per la stabilizzazione e per avviare un processo di rafforzamento sul controllo del territorio da parte dei libici e per la fuoriuscita di truppe e mercenari stranieri”.

Secondo Minniti, però, “la scelta delle elezioni è nelle mani dei libici e come tale deve essere rispettata”. Il presidente di Med-Or ha aggiunto: “È cruciale che si facciano e sarebbe molto importante che la data del 24 dicembre fosse rispettata, anche se sappiamo che ci sono passaggi particolarmente delicati“. Ieri 17 aspiranti presidenti hanno reso noto che si attendono un rinvio del voto, nonostante finora non ci sia alcuna comunicazione ufficiale in questo senso. Nell’auspicio delle Nazioni Unite, le elezioni dovrebbero aiutare a porre fine al decennio di instabilità e conflitti seguiti alla caduta e all’assassinio di Muammar Gheddafi. Tra le figure di spicco che si sono candidate alla massima carica dello Stato figurano sia un figlio del colonnello, Saif Al-Islam Gheddafi, sia il generale Khalifa Haftar, già alla guida di un’offensiva militare per rovesciare il governo di Tripoli.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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