MIRACOLO DELLA NATURA A CASSINO.

Se verificato in Papuasia o nel cuore della foresta vergine o amazzonica, tale miracolo avrebbe riscosso molta più attenzione.

A Largo Molise si leva un albero che da circa trecento anni non ci priva del piacere della sua fioritura e della sua ombra e della sua maestosa presenza: è un platano risalente, è scritto, al momento della progettazione del Palazzo Reale di Caserta, verso la prima metà del 1700, quindi se ne calcoli la età. L’abbondanza dell’acqua nel sottosuolo ne ha favorito la esistenza tanto che nessuno dei fratelli di Caserta ne raggiunge le gigantesche proporzioni. Stiamo parlando del platano che ha vissuto anche una vicenda veramente unica: è la sola creatura vivente sopravvissuta all’annientamento di Cassino! Il miracolo, di cui abbiamo detto. In società civili tale creatura con questo inaudito ed incomparabile significato, sarebbe stata giustamente oggetto di rispetto e di considerazione e soprattutto di continua attenzione e devozione, e non solo per l’alta età quanto per la sua vicenda inimmaginabile. Si veda invece l’atteggiamento delle amministrazioni comunali e principalmente degli sgangherati uffici tecnici che si sono succeduti in questa città: non sono stati in grado di comprendere il significato di tale autentico monumento naturale e civile quindi di riservargli un luogo idoneo e confacente: al contrario hanno lasciato costruire a ridosso palazzoni informi e impersonali che coi loro orribili balconi quasi raggiungono il povero platano: chissà ora quante lamentazioni per le foglie che sicuramente entrano o per i rami che incombono: mancherà poco a che il povero platano venga sacrificato! Pur essendo in gran parte ormai col tronco svuotato dagli anni e in piedi grazie ad una parte di sola corteccia estremamente vitale, il platano ha una circonferenza virtuale non meno di dieci metri, quindi tale da essere annoverato tra i patriarchi e i monumenti del verde nazionale! Le caratteristiche dell’albero sono tali che non solo per la sua sicurezza e incolumità future ma anche per la sua valorizzazione e divulgazione, giusto e soprattutto meritorio sarebbe notificarne la esistenza all’UNESCO che immediatamente, sono certo, interverrebbe per proteggerlo e assicurarlo alle proprie cure.

A Cassino purtroppo, e va annotato con rammarico, al cospetto della quasi totale assenza di strutture e organismi culturali e artistici e sociali, non può non costatarsi che una debole presenza e una minima partecipazione democratica alla vita pubblica, per cui certi fatti ed emergenze quasi nemmeno più si notano, tanto armai si è abituati al brutto e al degrado! Basti ricordare il monumento di Mastroianni al centro della rotatoria in Piazza Zeppieri: qualche sconnesso mentale vi ha saldato dei pezzi nuovi e tali, dopo anni, fino ad oggi sono restati! Un paio di anni fa in via Pascoli, all’istituto scolastico Di Meo, si è assistito alla carneficina di maestosi pini e cipressi che circondavano la scuola sui quattro lati, da una cinquantina di anni: sono state decimate circa cento piante di alto fusto, alcune (una ventina) distanti oltre cinquanta metri dall’edificio vero e proprio, eppure abbattute: una Auschwitz…degli alberi! E se si risale Via Pascoli, direzione Via Arigni, si assiste ad un ulteriore spettacolo, se lo si vuol notare, che è la riprova scientifica della totale arretratezza civile e culturale degli uffici comunali, a cominciare dagli uffici tecnici: i meravigliosi tigli piantumati al momento della ricostruzione post bellica, si osservino quelli, rimasti in piedi, davanti ai palazzoni democristiani: l’ufficio tecnico a suo tempo, ha dato licenza di costruirli a un metro dai tigli col risultato che i balconi hanno reso necessaria la mutilazione e amputazione dei rami, con l’esito che si osserva: sciancati e sfregiati! Uno spettacolo irripetibile, sicuramente unico. Se si continua pochi metri, ancora più risalterà lo sfregio descritto: infatti ora si osserveranno i tigli nella loro intierezza e maestosità, piantati davanti alle case costruite nel dopo guerra dagli alleati ma distanti almeno dieci metri dalle piante!

Purtroppo le amministrazioni comunali di Cassino non sono le sole nello sfacelo paesaggistico della provincia: basti costatare che la Via Casilina fino a Colleferro è stata totalmente saccheggiata e espropriata, e non solo sulla Casilina, dei suoi meravigliosi pini, fatti divenire addirittura ‘pini killers’ da qualche buontempone subito imitato e emulato. Per non citare le centinaia e centinaia di antiche querce abbattute negli ultimi anni, a seguito principalmente, ma non solo, di qualcuno all’ufficio tecnico della Provincia particolarmente sensibile, lui sostiene, alla incolumità degli automobilisti. Non vogliamo ricordare la pratica criminale della capitozzatura che ancora si riscontra vistosamente in giro, nella indifferenza generale.

Si costata, con soddisfazione di tutti e gratitudine, che il 21 novembre festa degli alberi non lascia indifferenti non poche amministrazioni comunali e istituzioni scolastiche dall’intraprendere iniziative a favore della piantumazione e del verde.

Michele Santulli

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