Germania al voto, tra speranze e delusioni delle comunità straniere

In 800.000 accolti dal 2015, l’analista avverte: “Ci sono anche ombre”.

Domenica 26 settembre cade la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato istituita da Papa Francesco e, per ironia della sorte, anche le legislative che in Germania sanciranno l’uscita di scena di Angela Merkel, la cancelliera che verrà ricordata per aver permesso a 800.000 rifugiati siriani di entrare nel Paese. La politica di accoglienza che Merkel lanciò con lo slogan “wir schaffen das“, “ce la faremo”, è iniziata nel 2015 al culmine delle violenze che nel paese arabo erano iniziate nel 2011: a giugno 2014, ai vari gruppi armati attivi nel Paese si era aggiunto il sedicente Stato islamico (Isis), e nel 2015 interveniva nel teatro di guerra la Russia, per dare sostegno al governo del presidente Bashar Al-Assad contro cui la popolazione si era sollevata quattro anni prima.

I raid aerei che non risparmiarono i centri abitati e gli scontri diretti di terra hanno costretto alla fuga milioni di persone che, via mare o attraverso la rotta Balcanica, hanno cercato di raggiungere l’Europa. Per Merkel “accogliere così tanti rifugiati è stata una sfida enorme” ha detto a Radio France internationale (Rfi) Sami Alkurdi, 29 anni, originario di Aleppo, una delle voci raccolte dalla testata francofona tra la comunità di siriani in Germania. “Merkel si è comportata con umanità- continua il giovane- è un peccato che vada via”.

LA STORIA DI SALAH HAJJI MUSTAFA

Salah Hajji Mustafa ha 36 anni e prima di arrivare in Germania ha trascorso sei mesi in un centro di detenzione per migranti in Bulgaria. Oggi lavora come operatore sociale in un’organizzazione che si occupa di migranti: “La Germania oggi è terra d’accoglienza associata ad Angela Merkel, che è riuscita a cambiare molto l’immagine del paese“. Mustafa conferma che tra i siriani, la cancelliera è chiamata “mama Merkel”. Lui è tra gli oltre 4.000 siriani che solo nel 2020 hanno ottenuto la cittadinanza: “Sono felice e soddisfatto di poter votare alle prossime legislative” dice ancora, “finalmente potrò dire la mia”.

Sul tema però, il giornalista Daniel Trilling – autore di due libri sul fenomeno migratorio – in un’analisi pubblicata sul britannico Guardian chiede di non cedere ai facili entusiasmi, ma neanche di considerare Merkel come colei che ha messo in pericolo la sicurezza europea, come sostengono gli esponenti della destra e della destra estrema. “I due miti” antitetici che l’accoglienza dei rifugiati ha creato intorno alla figura dall’ex cancelliera “nascondono uno scenario più complesso”. Da un lato, la sicurezza non è affatto stata minata: Merkel “giocò un ruolo chiave nel mantenere la difesa delle frontiere una priorità rispetto all’accoglienza”, scrive Trilling, sottolineando che l’aver ostacolato le vie regolari per i migranti – tra cui ad esempio, ottenere il visto o l’asilo – li ha spinti verso le vie irregolari, molto più rischiose, come i gommoni lanciati nel Mediteraneo centrale e orientale.
D’altra parte, le difficoltà dei paesi europei di primo approdo di dare accoglienza ai profughi per Trilling sarebbe anche legata alle difficoltà economiche di questi governi – in particolare Grecia, Spagna e Serbia – costretti a fare i conti con le politiche di austerità richieste dalla Germania agli Stati membri.

LE COMUNITÀ: “L’AFRICA ASSENTE, DOMENICA NIENTE VOTO”

Alle elezioni tedesche di domani, definite dagli analisti come le più importanti degli ultimi anni, l’Africa “non è in agenda”. I partiti tedeschi si stanno contendendo ogni voto per il “dopo-Merkel”. Mentre gli ultimi sondaggi danno il partito socialista (Spd) in vantaggio sui cristiano-democratici (Cdu/Csu) di tre punti, non tutte le comunità si dicono rappresentate. Stando a quanto riporta Radio France international (Rfi), che ha intervistato diversi esponenti di ong e associazioni africane in Germania, la maggioranza di questi elettori sarebbe intenzionata a disertare i seggi.

Oltre un milione di persone di origine africana vive nella Repubblica federale, ma “i politici qui offrono poco agli stranieri”, ammette Amadou Tourè, presidente di Promo Guinea Africa, alla radio francofona. “Tra Spd o Cdu- ha aggiunto- non vediamo cambiamenti”. Nella legislatura che va verso la conclusione, l’ultima dell’era della cancelliera Angela Merkel, dentro al Bundestag solo l’8% dei deputati è di origine straniera e solo uno è di origine africana, il socialdemocratico Karamba Diaby. L’associazione Afrika-Verein, che promuove il dialogo tra il Paese europeo e il continente africano, ha condotto un’analisi dei programmi proposti dai candidati in corsa domenica. Il risultato dello studio, scrive l’ong, è che “nessun partito fa proposte concrete per l’Africa”.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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