AMLETO CATALDI E IL CAPOLAVORO DEL PINCIO.

E’ stato un periodo lungo, il covid ha dato il proprio fatale contributo, ma alla fine l‘ufficio preposto del Comune di Roma Capitale ha nuovamente installato la targa ‘Largo Amleto Cataldi’ davanti alla Casina Valadier, al Pincio. Si ricorderà che quasi tre anni fa un colpo di vento particolarmente feroce ha infierito contro la targa di Amleto Cataldi riducendola in frantumi, un figlio di Eolo, dio del vento, alquanto bizzarro poiché tra le tante targhe del Pincio infierì con brutalità solo su quella di Amleto Cataldi, messa in opera poco tempo prima dall’ufficio competente! In questo luogo pittoresco ed esclusivo, il balcone incomparabile su Roma antica, si leva una scultura famosa dell’artista e cioè la ‘Fontana della Ciociara’, una ragazza nuda, china sulla tina di rame che tiene in una mano da cui sgorga acqua, nel centro di una vasca a raso. Grazie a qualche romano battista, è nota da sempre come l’anfora o fontana dell’anfora oppure come Venere o come la fontana della conca o perfino la fontana della giara… definizioni e connotazioni totalmente errate e devianti, anche risibili se non addirittura offensive, che meccanicamente si ripetono ancora, dopo più di cento anni, malgrado la evidenza incontestabile della immagine che ben altre letture avrebbe suggerito: come può chiamarsi col termine prestigioso di ‘anfora’ una modesta e umile ‘tina’ ciociara e abruzzese? Allo stesso modo come può chiamarsi ‘Fontana dell’anfora’ quell’altro curioso contenitore nei pressi della Piramide Cestia? E, in aggiunta, come si può accettare che il protagonista dell’opera d’arte, la ragazza china dalle belle forme, venga ignorata nel titolo? Si immagina che cosa succede se alla Madonna della Seggiola o del Cardellino togliamo ‘Madonna’? O ai ‘Coniugi Arnolfini’ togliamo coniugi e mettiamo qualche altro titolo? Perciò è alquanto umiliante ripetere tali titolazioni roboanti ed insipide e perfino ufficializzarle pubblicamente. In realtà la tina e la ragazza sono incontestabili identità ciociare, senza ricordare le origini ben note dell’artista: Fontana della Ciociara è dunque il nome perfino banale di tale opera d’arte, conservando tra l’altro il titolo originario di ‘fontana’ dall’artista stesso dato alla scultura quando presentata alla mostra romana… Opportuno e doveroso invece sarebbe rendere visibile il percorso alla scultura, visto che trovasi in un recinto privato, la Casina Valadier, soggetta a certi orari, come pure utile al visitatore sarebbe una tabellina affianco alla scultura col nome dell’autore.

Inoltre la sua presenza sarebbe da indicare anche sul grosso tabellone informativo sul Pincio dove in effetti è assente, pur essendo la sola scultura d’arte d’autore dei luoghi. In merito a tale completa assenza di visibilità colpisce anche il fatto che nel sito web della Casina Valadier, la ‘Fontana della Ciociara’ non venga mai annunciata e rilevata: assente anche qui, non esiste! E’ vero che la comprensione di un’opera d’arte non è materiale di facile digestione, ma il fatto storico che essa fu scelta, acquistata e voluta in questo specifico luogo nel 1913 dal sindaco più autorevole, insigne ed onorato di Roma, Ernesto Nathan, dovrebbe costituire motivo di attenzione nonché di rispetto.

Michele Santulli

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