Relazioni in pandemia, lo psichiatra: “Uomo e donna hanno tempi diversi”.

di Emanuela Boggia

Valitutti: “No generalizzazioni, contano storie individuali e spirito critico”.

I tempi delle donne sono senza dubbio più rapidi e più veloci di quelli degli uomini. Nel senso che quando c’è un coinvolgimento, anche solo nello scriversi via chat, per una donna di qualsiasi età è come se fosse stato già fatto un passaggio ‘oltre’. È disposta a mettersi in relazione diversamente da un uomo. Spesso, invece, vedo uomini che quando sentono la possibilità di una relazione più approfondita, malgrado sia stata cercata pure da loro e quindi con una partecipazione reciproca, alla fine hanno paura di andare avanti. Questo avviene per gli incontri virtuali, sdoganati dalla pandemia, ma lo stesso avverrebbe se la conoscenza fosse fatta vis à vis”. A dirlo all’agenzia Dire è lo psichiatra Carlo Valitutti riflettendo sulle relazioni tra uomini e donne durante e dopo il lockdown.

Nel tempo sospeso dei mesi chiusi in casa, della mancanza di rapporti sociali, nel tempo della distanza forzata, il mondo virtuale, quello delle chat e dei siti di incontri, è arrivato lì dove il mondo reale si è dovuto fermare. Questo, però, senza cancellare una tendenza ma anzi ufficializzandola, ossia “quella dell’uomo a rimanere in superficie e ‘scappare’ da coinvolgimenti di un certo tipo e quella della donna ad avere- e a cercare- in tempi più rapidi una relazione più approfondita”. Ma è vero anche che “rispetto a una generalizzazione che come tutte lascia il tempo che trova, pur servendo a inquadrare presuntivamente il problema- ci tiene a sottolineare Valitutti- quello che conta molto è sempre la storia individuale di ciascuno“. Così può anche succedere “che siano le donne a scappare quando incontrano uomini che vogliono approfondire la relazione e creare qualcosa di più serio”, dice lo psichiatra.

Ecco allora che alla base c’è un problema di tempi, voluti, attesi, dettati dal mezzo e dal contesto storico. “Nel nostro mondo si gioca sull’istante, sulla velocità, sul decidere in tempi brevi facendo così venir meno la possibilità di una consapevolezza più lenta”, sottolinea lo psichiatra. La consapevolezza dell’altro, dei suoi tempi, dei tempi di maturazione di una relazione. “Rispetto all’istante del ‘click’ manca la difficoltà di pensare che certe cose vadano elaborate. Manca la possibilità di fare una sorta di ‘educazione sentimentale’, di sentire piuttosto che di parlare. Manca l’esplorazione della parte interna”.

Dunque ecco il consiglio di Valitutti: “Dobbiamo tornare a coltivare i nostri sentimenti e non basarci solo sull’immediatezza, perché la velocità con cui pensiamo di arrivare alle cose in realtà è un’arma a doppio taglio. Nell’incontro- dice- non ci si può affrettare, si può decidere se incontrarsi o no ma non si può passare da un incontro all’altro, perché il rovescio della medaglia è che così non ci si mette mai in gioco, non si sperimenta quello che si dovrebbe nella relazione con l’altro”. Il problema è che “l’attesa fa paura perché sembra che non siamo più abituati ad aspettare– dice Valitutti- l’idea positiva del desiderio non c’è più ma c’è il volerlo realizzare subito, senza aspettare, verificare, soffrire”. E invece per lo psichiatra bisognerebbe tornare al tempo della “riflessione e dell’esercizio critico”, anche e soprattutto nelle relazioni.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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