E’ INTERVENUTO AD AFFILE (ROMA) AL PREMIO «MARIO MARIOZZI», SUO EX DS.

 

POCHESCI: IN ITALIA CORSI ANCHE PER I PRESIDENTI

Il tecnico del Carpi ha ricevuto il riconoscimento come migliore allenatore della Lega Pro. «Ci siamo salvati – ha detto – facendo debuttare tredici ragazzi tra i professionisti, un’impresa unica. Si dovrebbe rivedere il sistema calcio. In serie C il calcio dovrebbe essere dei giovani, ci dovrebbe essere una piramide, ma le leggi italiane non aiutano e ci ritroveremo ancora con più stranieri. La Federazione dovrebbe mettere dei paletti». Poi il ricordo su Mario Mariozzi: «Con lui abbiamo vinto tanto, era un educatore non solo di calcio»

AFFILE (ROMA)- «Nel calcio italiano si dovrebbero fare i corsi anche per i presidenti. Io sono stato mandato via dal Carpi alla 14ma giornata con il Covid che aveva colpito la nostra squadra compreso me, poi sono state perse alcune gare e mi hanno richiamato. Eravamo secondi per i playoff, mi sono ritrovato quartultimo e abbiamo faticato per raggiungere la salvezza, giocando con una squadra che ha visto debuttare tra i professionisti ben tredici ragazzi: una vera impresa». Lo ha detto il tecnico del Carpi, Sandro Pochesci, premiato ad Affile, vicino a Roma, come miglior allenatore della Lega Pro durante la seconda edizione del Premio «MM7 Mario Mariozzi», straordinaria ala destra degli anni 50/60, poi tecnico e, infine, direttore sportivo di diverse squadre laziali. Tra gli ospiti anche Luciano Moggi, Franco Peccenini, il procuratore Roberto Ottaviani (agente, tra gli altri, di Federico Dionisi, attaccante dell’Ascoli). Il premio, presieduto da Giuseppe Alveti e coordinato dal giornalista del Gr1 Americo Mancini, è stato assegnato anche all’ex capitano della Lazio campione d’Italia, Pino Wilson, e al radiocronista Rai Francesco Repice. «Schierando i giovani – ha continuato Pochesci – ho portato al Carpi ben 840mila euro su un totale di 1,4 milioni di costi». Poi ha parlato, più in generale, del calcio italiano: «Si dovrebbe riguardare il sistema- calcio – ha aggiunto-, a come si ridistribuisco i fondi. In Lega Pro, per avere dei contributi, siamo costretti a far giocare almeno tre ragazzi per 270 minuti. La mia squadra è stata l’unica a giocare sempre con 0tto under. E’ costata 700mila euro netti, ne ha incassati poi 840mila. Si può fare anche la serie C con i giovani. Il calcio nella Lega Pro dovrebbe essere dei giovani. Ci dovrebbe essere una piramide – ha detto ancora -, ma vediamo, purtroppo, che leggi italiane non aiutano in questo senso e ci ritroveremo così ancora più stranieri in Italia, Invece di aiutare il calcio italiano, sostenendo la serie B e la C e facendo crescere i nostri talenti – ha sottolineato -, si fa tutt’altro. E se un allenatore sbaglia due partite, ti cacciano. Se come Federazione cominciano a mettere alcuni paletti, le cose possono cambiare». Poi ha ricordato Mario Mariozzi: «Avevo 18 anni- ha proseguito – e giocavo con il numero 7, come lui. Ricordo che mi disse “hai qualcosa di me”, io sapevo che era stato un grande calciatore. Quando lo conobbi, capii subito lo spessore dell’uomo. Venivo spesso ad Affile a trovarlo a scuola, facevamo lunghe chiacchierate. Abbiamo vinto tanto, riportando allora il Fiuggi in Promozione e lui era il nostro Ds. Quando parlava dentro lo spogliatoio, ci faceva sempre esempi su come dovevamo comportarci, ci dava insegnamenti. Quello che manca oggi, perché ora il calciatore è arrogante. Se facevi un gesto, qualcosa che non andava, lui c’era sempre e ti spiegava. Era un educatore, non solo di calcio».

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