Poesie che attendono una rinascita nel libro “Limbo” di Romea Ponza.

Il libro si fregia della prefazione del regista e poeta Cosimo Damiano Damato

La poetessa Romea Ponza ritorna in libreria con una nuova opera poetica dal titolo «Limbo», con sottotitolo «Aspettando l’Aurora». Napoletana di nascita, ha scelto di vivere a Roma dal lontano 1999. «Il fascino della sua storia millenaria, ma soprattutto il suo cielo sempre rosa al tramonto e l’altrettanto maestosa presenza del verde mi conquistarono completamente – confessa Romea che ha scelto di trasferirsi da Milano nella Città eterna -. Rinunciai ad una vita funzionale ed organizzata per il caos ed il disordine ma sentivo che Roma era e sarebbe stata la mia città. Forse perché, per quanto unica, ha delle sfumature nel suo popolo e nello stile di vita che si avvicinano a quelle di Napoli. Forse perché mi chiamo Romea (sorride, ndr). Da parte di mio padre, siamo originari della Ciociaria».

Filo conduttore di tutte le poesie è una condizione esistenziale di arresto, sia a livello sociale che individuale. «A livello personale, in diverse circostanze ho avuto la sensazione di avere poca influenza sul mondo esterno e l’impressione di subirlo. Aspettare sembrava l’unica soluzione, immersa in un senso d’impotenza. Da qui, il ritiro, l’attesa attiva dell’introspezione e della ricerca interiore – ha confidato l’autrice che vede nel ripiegamento intimo l’opportunità per ricaricarsi e ritornare poi energica nel mondo -. Quando interiormente cominciavo a sentirmi pronta ad aprire spiragli verso l’esterno, anche il mondo si è fermato per il virus».

Emerge dalla lettura delle poesie il sentimento di arresto, che è una percezione collettiva, in questi giorni in cui attendiamo di uscire dall’incubo del virus.

«Gli scenari che ho percepito in questa sospensione li affronto in diverse poesie, in particolare in “Limbo” e “Aurora”, due poesie che ho intenzionalmente utilizzato per dare il titolo e il sottotitolo all’opera, disponendole rispettivamente in apertura e chiusura. In mezzo ci sono liriche che descrivono come mi pongo io rispetto a questo momento crepuscolare e cosa vedo accadere sia dentro di me che all’esterno, con i miei occhi di adesso».

Sebbene l’esordio in poesia sia recente, Romea Ponza ha già ottenuto importanti riconoscimenti. L’autrice ha conseguito di recente il  posto per la poesia inedita al premio Fedor Dostoevskij, con presidente di Giuria Raffaele Nigro, con il componimento “Come l’acqua”. E un anno prima ha ottenuto, al “V Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”, il primo posto nella sezione Faretra, come autore più eclettico. Inoltre, si è impegnata a capofitto nella scrittura, seguendo gli insegnamenti dei maestri Franco Arminio, Giuseppe Aletti, Mogol, Cheope, Francesco Gazzè e Cosimo Damiano Damato, che ha redatto la prefazione del volume. Damato, regista, giornalista, sceneggiatore e poeta, scrive: «Romea rivela una maturità e uno sguardo poetico che affronta un lessico spirituale e psicologico» e ancora: «La Ponza con i suoi versi accende luci e spalanca finestre su quella psicologia nascosta dell’esistenza».

«Limbo è per coloro che non si arrendono passivamente alle condizioni esterne ma si riconoscono come creatori, capaci di modificare la realtà esterna attraverso una svolta, una conversione interiore – continua Ponza – ma è anche e soprattutto per coloro che non hanno mai considerato questa possibilità e che possono, attraverso il mio invito, scoprire il mondo infinito della propria interiorità».

Forte è l’urgenza, in queste pagine, di tornare a vivere. Si sa, riprendendo le parole della poetessa, che «dopo il “limbo”, c’è sempre un nuovo inizio, una fase di rinascita». Ed è proprio ciò che ci auguriamo per l’umanità.

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