Minori: Alatri, un provvedimento di allontanamento da una famiglia, Lettera Aperta della Presidente degli Assistenti sociali

Favali: “un uso spregiudicato dei mezzi di informazione e gli effetti di una vera e propria campagna mediatica di demonizzazione della figura degli assistenti sociali stanno producendo effetti devastanti”
Roma, 10 dicembre 2020. In merito alla vicenda che vede al centro la figura di una ragazza minorenne di Alatri allontanata dalla famiglia su disposizione dell’Autorità giudiziaria, interviene con una Lettera Aperta, inviata al primo cittadino del Comune ciociaro, Giuseppe Morini, la presidente dell’Ordine regionale del Lazio degli Assistenti sociali, Patrizia Favali.
“Una vicenda che da tempo è segnata – scrive Favali – da una serie di attacchi pubblici ingiusti e diffamatori verso l’operato dei professionisti del Servizio sociale comunale portati da cittadini, da rappresentanti delle forze politiche e istituzionali, e fortemente amplificati dagli organi di stampa. Un attacco senza precedenti all’operato dei Servizi sociali che si caratterizza per un dato incontrovertibile: l’assoluta asimmetria informativa a scapito di coloro – gli assistenti sociali – che senza poter replicare subiscono le più infamanti offese”.
“Non è legittimo sfruttare a proprio vantaggio l’impossibilità di chi è attaccato di violare il segreto professionale cui, per legge, sulla questione è legato. Anche lei, signor Sindaco, ha ricordato che l’allontanamento di un minore dal suo naturale ambiente familiare è l’atto ultimo cui si ricorre se effettivamente ne sussistono le condizioni nel solo ed esclusivo interesse del minore stesso. Purtroppo rilevo che un uso spregiudicato dei mezzi di informazione e gli effetti di una vera e propria campagna mediatica di demonizzazione della figura degli assistenti sociali stanno producendo effetti devastanti: soprattutto sui cittadini più fragili e deboli che – proprio in quanto tali – hanno nei Servizi sociali il solo soggetto cui rivolgersi con fiducia per intraprendere quel percorso volto a superare le momentanee difficoltà e che invece potrebbero credere alle false accuse”.
“In ogni vicenda conflittuale e controversa, come questa, forte è la tentazione di pensare che ha ragione chi grida più forte, chi grida più a lungo, chi grida prima immaginando di accorciare i tempi della Giustizia cercando conforto nelle sentenze del tribunale mediatico. Ma non è così, nella realtà. Le sentenze mediatiche vengono ribaltate più spesso di quanto si immagini perché si basano solo su affermazioni di una delle due parti, quindi non ancorate al complesso della realtà fattuale.”
“Non entro nel merito e nel dettaglio della vicenda della minore di Alatri che non conosco né posso conoscere. Mi chiedo se essa possa indurre ad una serie di riflessioni. Da un lato, il ruolo svolto dagli organi di informazione che sono strumentalmente utilizzati da chi ha le mani libere di presentare i fatti a proprio piacimento; dall’altra, quello sul ruolo di grande responsabilità svolto dai social che dovrebbero porsi il problema di non essere vettori di aggressività e diffamazione”.
“Le confesso che mi preoccupano – in casi come questo – il tentativo di “farsi giustizia da sé”: ciò crea un clima di ostilità e mina la credibilità sull’efficacia degli interventi dei Servizi sociali. Se non vi è questa fiducia i primi a soffrirne sono proprio le persone più deboli. E questo – anche in loro nome e soprattutto di questi tempi – non va mai dimenticato. Da ultimo mi permetto di rivolgere un invito a tutti: più cautela e più prudenza perché a volte, le cose non sono come crediamo siano e soprattutto non sono come veniamo indotti a credere che siano”, conclude la presidente degli Assistenti sociali laziali.
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